La scorsa settimana sono stati svelati i titoli esports che faranno capolino a Tokyo 2020. Mentre prosegue il tira e molla del Cio nei confronti del gioco competitivo, con la fazione tradizionalista contraria all’apertura e l’ala più giovanile aperta e ammiccante verso gli sports elettronici, ci pensa la multinazionale Intel, con la sua capacità di convincimento (e di investimento), a sbloccare la situazione. In Italia intanto, accade l’ennesimo episodio tragicomico, con i principali quotidiani che iniziano a pubblicare due email (si presume private) inviate dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, ai vertici del Cio a Losanna, con le quali, a fronte della riforma dell’ordinamento sportivo voluta dal precedente Governo, lo stesso Malagò avrebbe chiesto di valutare la sospensione o il ritiro del Comitato olimpico italiano. Punizione grave, non per il Governo (nel frattempo collassato) quanto per il Paese e i suoi sportivi, in previsione delle prossime Olimpiadi e ancora più per le Olimpiadi invernali del 2026, appena assegnate a Milano e Cortina.
Ma andiamo con ordine. Il prossimo anno, ora ne siamo certi, vedremo un evento esports a margine delle Olimpiadi giapponesi. Si giocheranno tornei di Rocket League e Street Fighter V, scelti non per caso in base alla loro spettacolarità abbinata alla semplicità della struttura di gioco, cose che rendono i due titoli appetibili anche per un pubblico neofita o poco esperto di esports. E dunque l’Italia, in tutto questo? Qui su Esportsmag siamo tornati spesso sul tema, perché lo riteniamo importante, ma soprattutto perché in più occasioni ci sono giunte notizie, o soffiate, di un movimento concreto nelle stanze del Coni. Ne avevamo parlato garantendo di tornare sul tema non appena ce ne fosse stata l’occasione, ma di novità, per ora, neanche l’ombra.
Il motivo? In primis il trambusto a livello governativo, che dovrà ridefinire ora anche le posizioni e i contatti tra i vertici dello sport italiano e la politica. Poi quanto accaduto a inizio agosto, prima della caduta del primo Governo Conte, con il Cio che richiamava l’Italia chiedendo lumi sulla nuova riforma dell’Ordinamento sportivo promossa dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti.
La riforma presentava in effetti più di qualche criticità, elementi sui quali lo stesso presidente del Coni, Giovanni Malagò, non le aveva certo mandate a dire al Governo. Soprattutto dopo la lettera inviata dal Cio, Malagò aveva attaccato il Governo asserendo che la politica “non può controllare il Coni”. Il Comitato olimpico internazionale invitava dunque a Losanna il Coni e il Governo (che nel frattempo non era ancora imploso) e tutti pensavamo che prima di allora non ci sarebbero state novità.
Nulla di più sbagliato! Nei giorni scorsi qualcuno da Losanna ha fatto pervenire al quotidiano La Repubblica una copia di due email inviate proprio da Giovanni Malagò, a fine luglio, ai vertici del Cio, due missive con le quali lo stesso presidente del Coni chiedeva espressamente al Cio di intervenire sulla situazione italiana, in extrema ratio anche con qualche penalità nei confronti dell’Italia. Che dire: se i presupposti potevano anche essere giusti, il contenuto delle email appare come un inatteso colpo basso. Insomma, è grave apprendere che l’invio del Cio è stato sollecitato dall’interno, anche se Malagò si è per ora giustificato dicendo che per lui è stato un atto dovuto, di fronte a quando stava facendo il Governo.
Se un mese fa il problema per il Coni era attendere l’incontro di Losanna a settembre, ora sicuramente servirà qualche tempo in più per risolvere un certo imbarazzo che indubbiamente aleggerà tra le stanze di comando del Coni. Servirà capire cosa farà Malagò dopo questo mezzo autogol (anche se nel frattempo il Governo è cambiato, stemperando la gravità del gesto) in particolare nei confronti degli altri membri direttivi del Coni (a meno che non fossero tutti d’accordo con lui). Tutto questo, per chi si aspettava novità, non può che significare invece un prolungarsi della situazione di impasse.
Certo, gli altri settori dello sport nazionale proseguono la loro attività, ma per tutte le novità, soprattutto per quelle che magari richiedono incontri, discussioni, tempo e, chissà, magari qualche seppur piccolo finanziamento (come poteva essere il progetto di cui parlammo qualche settimana fa), tutto si complica ulteriormente. In merito agli esports abbiamo avuto la conferma che l’attenzione resta viva, che il progetto è confermato (su carta) e anzi c’è stato il palese interesse e il coinvolgimento anche di altri soggetti, ma in una situazione ballerina come quella italiana (dai vertici della politica a quelli dello sport), ad oggi per il Coni gli esports restano in secondo piano, mentre l’Asia è già nel futuro.