Il dietro le quinte delle finali di Malmo

Abbiamo parlato con Sarah Joynt Borgers, Head of Media House per tutti i titoli Riot Games in Emea su come sono nate le Finali degli Lec a Malmo. 

È da poco giunto a termine il Summer Split degli Lec nell’Arena di Malmö in Svezia. Davanti ad oltre 16.000 spettatori dal vivo, sono stati i Rogue a sollevare la coppa Europea, e per la prima volta dopo tre anni i fan di League of Legends hanno assistito direttamente con  propri occhi all’incoronazione dei nuovi re. Per le prime finali aperte al pubblico dopo l’inizio della pandemia, Riot ha messo in scena una cerimonia d’apertura emozionante, inclusi fuochi d’artificio che hanno sorvolato il palco. Abbiamo avuto l’occasione di parlare con Sarah Joynt Borgers, Head of Media House per tutti i titoli Riot Games in Emea, dell’ideazione e creazione dell’evento emblema della fine di un’era ed inizio di un’altra. 

Prima di iniziare, volevo chiederti qualcosa di più sul tuo ruolo. Sei di fatto la prima responsabile dei media per tutti i titoli Riot della regione, quindi anche per Valorant e League of Legends. Ciò significa che possiamo aspettarci un aumento della produzione per tutto ciò che riguarda i media? Per esempio, una battaglia rap per Valorant?

Assolutamente sì. Stiamo cercando di capire come integrare e livellare i singoli Ips tra loro e come iniziare a garantire una struttura di supporto per tutti i nostri giochi in tutte le regioni Emea. È un piano a lungo termine, non è qualcosa che potremo realizzare immediatamente, ma è assolutamente uno dei motivi per cui è stata costituita la Media House: avere un punto centrale per i contenuti, le trasmissioni, gli eventi dal vivo e diventare davvero in grado di far crescere tutte le regioni in contemporanea. 

Ora siamo in un punto di transizione e dobbiamo guardare ai prossimi 10 anni di League of Legends, e Riot sta impostando un tono diverso su ciò che vuole portare al pubblico. Questo pensiero è un aspetto che è stato incluso anche nella creazione dell’evento qui a Malmo? 

Assolutamente sì. Una delle cose che volevamo fare qui a Malmo, con la cerimonia di apertura in particolare, ma anche con l’atmosfera dell’intero evento, era onorare i 10 anni di presenza in Europa del circuito, e gli imminenti cinque anni di Lec, in cui entreremo l’anno prossimo. E guardare anche al futuro: quello che succederà fra cinque, dieci anni. Essere davvero in grado di guardare al passato, ricordare da dove siamo venuti, e onorare quelle radici, e l’impegno ad essere quello che già siamo per la nostra comunità nell’ecosistema Lec. Ma anche di guardare avanti, di essere in grado di spingere i confini, di superare i limiti, di passare al livello successivo. Credo che una delle cose che Riot e Lec hanno sempre fatto sia quella di sorprendere, deliziare ed emozionare i nostri fan, i nostri giocatori e la nostra community. E se guardiamo ai prossimi cinque, dieci anni, come sarà? Come maturiamo e ci evolviamo come organizzazione e come ecosistema? 

E come si riflette questo pensiero sul palcoscenico delle finali degli Lec? 

È un’ottima domanda, ed è il cuore di una domanda di design: come si traduce il vostro progetto, sia per il pubblico dal vivo che per gli spettatori, sul palco? Ci sono molti corsi che spiegano esattamente come farlo, ma credo che tutto si riduca alla sensazione evocativa di ciò che si sta cercando di mettere in scena. Quello che si cerca di fare è suscitare una risposta emotiva da parte dei fan, sia che si trovino di persona, sia che lo stiano guardando, sai, a mille miglia, a 5.000 miglia di distanza. Quello che volevamo fare era portare tutti in viaggio con noi per arrivare ad oggi e prepararci per il domani. E credo che ci siamo riusciti molto bene. Penso che la cerimonia di apertura sia stata bellissima, è stato davvero fantastico sedersi  e sentire la risposta emotiva dei tifosi.

Onorare il passato e guardare al futuro nella terra del sole infinito

A livello più dettagliato e tecnico, cosa ha significato il grande cerchio nell’arena per il design delle LEC Finals?

Il motivo per cui abbiamo scelto per Malmo era legato all’idea della terra del sole infinito, che è la Svezia, e alle sue giornate più lunghe, oltre che all’idea dell’eclissi. Stavamo uscendo dalla pandemia, da questo periodo buio, ed era il nostro primo evento dal vivo da molto tempo a questa parte, e volevamo avere questa sensazione di arrivare alla luce del giorno e l’idea che il sole si eclissasse durante l’intera cerimonia. Si percepisce dalla sensazione di calore, dall’arancione che si sprigiona dalle luci, ed il cerchio è una sorta di ciclo infinito: una spirale di rispetto verso il nostro passato e di avvicinamento al futuro. La rappresentazione che non possiamo costruire il nostro futuro senza tornare al nostro passato. È da lì che abbiamo tratto l’immagine del cerchio su cui ci siamo basati per tutto il tema dell’evento.

Per quanto riguarda la scelta della canzone per la cerimonia di apertura, il riarrangiamento di “Awaken”, qual è stata la ragione dietro questa scelta e perché non, ad esempio, portare “Wildfire” alla cerimonia d’apertura? 

Quando il team si è occupato delle discussioni creative per la cerimonia d’apertura, ha pensato a come evocare nella comunità la sensazione che stavamo uscendo da un periodo buio. Ma anche che veniamo da questa enorme storia del circuito e della regione Emea e da tutto ciò che siamo stati, e che abbiamo un futuro in cui siamo davvero entusiasti di muoverci. E gran parte della discussione è stata incentrata sui cicli, sulla circolarità e sulla ciclicità. Quindi tutto ciò che volevamo far percepire era come se si muovesse e salisse verso l’alto. È stato allora che abbiamo parlato del tema e dell’idea dell’eclissi, dell’uscita dall’oscurità e dell’ingresso nella luce e del passaggio verso il futuro. Così ci è venuta spontanea l’idea di usare “Awaken”, perché è una canzone importante per i nostri fan e per la nostra community. Sapevamo che avrebbe immediatamente suscitato una risposta emotiva nel pubblico. Si presta molto bene all’orchestra offertaci dalla città di Malmö, e per quanto “Wildfire” sia stata una canzone straordinaria e l’artista sia stata fenomenale a lavorare con noi, la possibilità di attingere alla storia di “Awaken” e al significato che ha per la community era un’idea che ci ha davvero entusiasmato. 

Tornando all’ evento, c’è qualcosa che pensi i fan non abbiano notato e che vorresti sottolineare? 

Non lo so. Credo che l’unica cosa che potrebbe sorprendere i fan siano il tempo e l’impegno che ci vuole per fare una cosa come le LEC Finals. La squadra ha lavorato alla cerimonia di apertura dalla metà di aprile circa. Sono stati mesi di riunioni e progetti creativi e di lavoro negli studi di Berlino per portarla qui e poi ore di lavoro mentre eravamo qui per metterla in funzione. Il team si è davvero dato da fare per mettere insieme tutto questo. Decine, se non centinaia di ore di lavoro per ottenere un’esperienza di cinque minuti. E ne è valsa la pena. È stato uno spettacolo fenomenale. 

Un’ultima domanda: state già lavorando al prossimo evento?

Sì, stiamo già parlando di come sarà il prossimo anno e dove si terrà.

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