Il futuro degli esports secondo la 26enne Ceo di Evil Geniuses

Per molto tempo, le persone hanno predetto che giocare ai videogiochi in modo competitivo sarebbe diventato un grande business, rivaleggiando con i campionati sportivi tradizionali come la Serie A. Ma è stato un processo lungo, con sfide e forti battute d’arresto lungo la strada. Il pubblico c’è, centinaia di migliaia di persone si sintonizzano per guardare le squadre giocare a giochi come League of Legends o Dota 2, ma i modelli di business e l’ecosistema intorno al settore non hanno avuto un sacco di successo. Nicole LaPointe Jameson è la CEO 26enne della società di eSport Evil Geniuses e sta rivoluzionando il modo in cui un team di eSport guadagna. Recentemente ha raccontato le sue idee su dove è diretto il settore e quali forme assumerà la crescita.

Esperti di eSports e non ascoltatemi perché per capire come stanno le cose dovrete fare un passo indietro. “L’industria degli eSport” è un termine improprio da usare perché i videogiochi competitivi ruotano intorno a due modelli di business diversi che a volte si intersecano e a volte no. Uno di questi è lo sport tradizionale. Mettiamo per esempio che noi (Evil Geniuses ndr) siamo l’Università del Michigan ma invece di basket, football e calcio, abbiamo Dota, League of Legends e Counter-Strike sotto il nostro marchio.

Quel modello di business ha gli stessi modi di monetizzare che si vedono negli sport tradizionali: sponsorizzazioni, diritti di proprietà intellettuale e dei media, pubblicità diretta, ecc. Ma essendo gli eSport una piattaforma digitale c’è anche l’universo dell’intrattenimento, quindi i creatori di contenuti, gli influencer digitali e tutti quei modelli di generazione di flussi di entrate che ruotano intorno a loro. Noi siamo un misto del vecchio e del nuovo. Quando sono entrato in EG, eravamo solo i primi. Eravamo solo il modello legato agli sport tradizionali, il che è fantastico. Quella è la filosofia che ci guida e noi siamo qui per essere competitivi, ma non è stato redditizio.

É impossibile avere degli stipendi per i propri giocatori che sembrino simili agli stipendi degli atleti professionisti. Il flusso di entrate semplicemente non è sufficiente. Per questo ci siamo concentrati sull’introduzione di flussi di entrate periferici nel nostro business per supportare ciò che facciamo senza deprecare il prodotto principale di ciò che siamo. E il modo in cui tutto questo si concretizza è, ovviamente, l’aspetto dell’intrattenimento targato Evil Geniuses.

Stiamo anche sviluppando piattaforme universitarie e formative per collegare il mondo del gaming con il grande pubblico e stiamo mettendo in piedi un reparto di analisi dei dati perché sapere le preferenze del tuo pubblico è la chiave per delle sponsorizzazioni efficaci. Negli ultimi due anni siamo stati in grado di portare avanti le cose utilizzando le nostre piattaforme. Così siamo riusciti a sostenere autonomamente il business tenendo vivo il lato competitivo degli eSport ma allo stesso tempo tenere le luci accese.

Nel mondo digitale il core business raramente mette insieme abbastanza soldi per sostenersi, è un fatto. Noi crediamo nella nostra squadra. Il nostro team è il gioiello della corona. Non avremmo una proposta di valore senza il lato atletico. Il problema è che noi non abbiamo ancora un’infrastruttura solida per quanto riguarda le quote di compartecipazione alle entrate dei campionati come fanno da decenni gli sport tradizionali. Non sarei qui se non credessi che questa cosa non cambierà nel futuro. Ma oggi, sarei un cattivo leader per i miei investitori se dicessi: “Sì, andiamo solo con le competizioni dure e pure, funzionerà”. Perché non lo farà, sfortunatamente.

C’è anche un lato positivo: a differenza degli sport tradizionali, la bellezza degli eSport – l’ho vista durante Covid, è che siamo inarrestabili. I campionati sportivi professionisti si sono fermati, noi no. Abbiamo un prodotto flessibile e modulare essendo digitali, siamo più flessibili in come coinvolgiamo, divertiamo e monetizziamo fan e consumatori. E questo è qualcosa che, sebbene non sia consolidato in modo ubiquo in tutto l’universo degli eSport, le persone lo stanno scoprendo e capendo lentamente trovando tentdenze interessanti e sempre nuove.
Siamo un’industria in formazione ma andiamo avanti tutta.

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