In Cina quella di pro-player diventa una professione riconosciuta. Il Ministero delle risorse umane e della sicurezza sociale l’ha infatti inserita in una lista di 15 nuove professioni, che vanno dal pilota di droni all’ingegnere di intelligenza artificiale. Insieme alla professione del pro-player è stata riconosciuta anche quella dell’eSports operator, intendendo con questa locuzione i manager che lavorano nel settore.
CINA VS GERMANIA – La strada imboccata dalla Cina non è una svolta di poco conto, se si considera che molti ancora non considerano gli eSports come una vera possibilità di carriera. E visto che non tutti i Paesi hanno la stessa opinione sugli eSports. La Cina ha sempre mostrato grande apertura nei confronti del settore. Ma non si può dire lo stesso della Federazione sportiva olimpica tedesca, il cui presidente, Alfons Hörmann, ha dichiarato di recente che “l’eSports non esiste e non sarà incluso nel programma olimpico”.
UN DIBATTITO APERTO – Posizione, questa, sostenuta anche dal ministro dello sport tedesco, Peter Beuth, che ha affermato di voler “sterminare” il termine eSports poiché non avrebbe nulla che fare con gli sport. Anzi, secondo Beuth, gli sport elettronici equivalgono al “lavoro a maglia”. La questione resta comunque aperta, perché nel governo tedesco ci sono in realtà diversi esponenti che supportano i programmi esportivi nel Paese.
LA CINA IN PRIMA LINEA – Del resto, il mondo degli sport elettronici vive di estremi. La Cina rappresenta senza dubbio il polo opposto alla Germania nel dibattito sulla legittimità degli eSports in quanto competizioni sportive. Il Comitato olimpico internazionale è in trattativa da mesi col settore per l’inclusione degli eSports alle olimpiadi, ma non si è ancora giunti a una conclusione. Le scelte della Cina sembrano ancora una volta voler spingere il dibattito verso una posizione positiva. Riuscirà l’apertura cinese a influenzare le decisioni del Cio?