Tundra Esports, un’organizzazione di eSport con sede a Londra con uno tra i migliori roster al mondo di Dota 2, ha appena annunciato che il calciatore della Premier League Virgil van Dijk è il suo nuovo ambasciatore e azionista.
Per scoprire come è nata questa partnership, cosa ha in programma di fare van Dijk e quale futuro immaginano per la loro organizzazione eSportiva, abbiamo intervistato Evgeniy Roshchupkin (Ceo) e Maxim Demin, co founder di Tundra Esports.
Come è nata Tundra Esports e quali sono I suoi obiettivi?
Tundra è stata fondata nel 2019 con altri 2 co-fondatori, un mio amico di scuola e un amico di famiglia. abbiamo visto il potenziale degli eSport e abbiamo deciso di investirci. Abbiamo iniziato con Fifa, sia per il nostro amore per il gioco sia perché il calcio riesce a generare tantissimo engagement.
Come mai avete scelto di concentrarvi su Fifa e DOTA?
Grande pubblico e grande emozione. Per noi i fan di quei titoli sono la demografica giusta e il nostro obiettivo è prima di tutto la performance, vogliamo buoni risultati per team e brand ma anche per atleti e membri dello staff. In DOTA abbiamo raggiunto delle vette piuttosto alte e in poco tempo (abbiamo vinto l’ESL 1 e ora il DOTA pro-circuite in Europa) siamo n5 nel mondo e il nostro player di Fortnite ha vinto l’FNCS di primavera.
Come è nata la partnership con una stella del calcio come Virgil van Dijk?
La performance negli eSport è il nostro focus principale ma stiamo parallelamente creando la Tundra Tribe, 20 content creators e player dedicati al rapporto con i fan che ci hanno fatto raddoppiare i follower, arrivando a 3 milioni, con un miliardo di impression. Siamo pronti a fare il prossimo passo nella nostra crescita e per farlo ci serve un partner e dove trovare un partner migliore se non nel calcio? Virgil è un partner perfetto perché oltre a essere una star della Premier League con tante vittorie, è un gamer molto appassionato e lui stesso era alla ricerca di opportunità per entrare nel mondo del gaming. Virgil ora è nostro investitore e ambassador e lavorerà con noi sul content insieme al suo network di brand globali.
Come mai avete scelto proprio van Dijk?
Abbiamo parlato con tanti dei migliori atleti della premier League perché è la più seguita al mondo e i giocatori sono delle vere e proprie star. Le conversazioni erano molto incentrate sul business e la maggior parte di loro voleva essere un semplice ambassador, con Virgil è stato molto diverso e il motivo è che lui è un videogiocatore accanito. Lui ha visto il potenziale di andare oltre l’ambassadorship e diventare un investitore. Lui ha visto per sé una crescita imponente e noi abbiamo trovato una persona tanto entusiasta del gaming quanto noi.
– Come mail il mondo del calcio si è così appassionato agli eSport ultimamente?
Gli eSport danno accesso a un pubblico unico di giovani videogiocatori e quel target è molto difficile da raggiungere per i club di football. I gamer sono anche fan degli sport ma spendono meno tempo a guardare contenuti sportivi rispetto ai videogiochi. Quello che noi, come organizzazione eSportiva offriamo è l’engagement con quei gamer in mondo autentico. Questo approccio è molto difficile per le squadre sportive da avere e per farlo hanno bisogno di partner come noi. Queste tendenze, poi, sono state super amplificate dalla pandemia. Anche i singoli giocatori si stanno attivando in questo senso e a loro possiamo offrire un’infrastruttura imponente.
-L’Esport e l’entertainment vanno di pari passo ma hanno bisogno di strategie diverse a livello di business. Come state gestendo questi due aspetti dell’industria del gaming?
Per il nostro lavoro di content creator nel mondo degli eSport è fondamentale parlare la lingua del nostro pubblico. I nostri talent, che sono il cuore dell’operazione, sono gestiti dall’ex head of content di Fnatic che ora sta armonizzando perfettamente content creator, atleti e fan.
Per avere successo devi infrangere le regole dell’intrattenimento tradizionale. Dobbiamo adattare il nostro contenuti alla finestra di attenzione microscopica della Gen Z e quando si parla della commercializzazione e della monetizzazione, dobbiamo coinvolgere i brand partner e guidarli creando una presenza autentica a intelligente, per esempio, mettendo i prodotti all’interno della routine dei nostri gamer. Così il pubblico non lo vede come superficiale e si crea un legame tra audience e brand autentico e che fidelizza. Riuscire a sviluppare brand loyalty è la nostra risorsa più preziosa.
– Infine, per quanto riguarda le competizioni, preferite il modello open come Dota o in Franchise come LoL?
Tundra è un business che stiamo sviluppando in modo sostenibile. Vogliamo portare a casa i risultati e parlare con i fan, questo è il nostro focus. Abbiamo virato su Dota 2 e il modello open perché ci sentivamo di avere le libertà necessarie a creare un business sostenibile anche perché non avremmo dovuto pagare l’immensa franchise fee per arrivare al circuito più alto.
Allo stesso tempo stiamo guardando alle leghe in franchise, in cui non escludiamo l’ingresso in futuro, come pilastro per la prossima fase di sviluppo di Tundra. I nostri risultati nelle leghe open ci hanno reso un partner molto attrattivo per i franchise: prima era troppo presto, ora ci siamo sviluppati a sufficienza e stiamo considerando le leghe in franchise.