Terzo appuntamento con lo Studio legale Ontier Pardo Vicenzi, proseguendo il percorso nell’attuale inquadramento giuridico, a livello globale del fenomeno degli esports. Dopo la prima parte, incentrata su quanto fatto sino ad ora in Italia e sulla posizione del Cio nei confronti degli esports, e la seconda parte dedicata all’inquadramento del gioco competitivo negli altri principali paesi europei, ecco un’analisi dei percorsi intrapresi da altri paesi del mondo nei quali gli esports costituiscono da tempo molto più di una nuova forma di intrattenimento.
[ihc-hide-content ihc_mb_type=”show” ihc_mb_who=”reg” ihc_mb_template=”1″ ]
Il rilievo del governo sudcoreano
Se in Europa l’approccio agli esports è ancora timido e frammentario, in Corea del Sud il videogaming ha – ormai da decenni – raggiunto pieno riconoscimento a livello governativo. Già nel 2000, infatti, con il benestare – ed anzi, l’intervento – del governo sudcoreano, è stata creata la Korean E-Sports Players Association (KeSPA), che rappresenta non una semplice associazione di e-players, bensì un modello di cooperazione tra soggetti privati (soprattutto appartenenti al settore delle telecomunicazioni) ed il Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo, con l’obiettivo di promuovere la diffusione degli esports garantendo un costante progresso nel settore tecnologico ed il rispetto dei principi etici negli ambienti “di lavoro”. A conferma, ad oggi la Corea del Sud è universalmente considerata la Mecca degli esports, vantando non solo alcuni dei migliori giocatori a livello mondiale in ogni “disciplina”, ma anche ospitando regolarmente tornei e competizioni seguiti da milioni di spettatori. Proprio al fine di garantire il perfetto funzionamento, anche normativo, degli esports, la Corea del Sud non ha mancato di legiferare in materia. Tra i vari interventi, si citano: – la creazione, da parte del Ministero della Cultura e dello Sport sudcoreano e della Commissione per il Commercio Equo, di un “esports Athlete Standard Contract Law”, ovvero un modello standard contrattuale che dovrà essere utilizzato seguito da chiunque voglia lavorare nel settore; – la regolamentazione del fenomeno del c.d. “boosting”, ovvero quella pratica scorretta che consiste nel far giocare altre persone al proprio posto con l’obiettivo di avanzare di livello e garantirsi la partecipazione a tornei o eventi prestigiosi, con la previsione di pene severe (fino a 20 milioni di won,
paria circa 18 mila dollari, ed addirittura in certi casi la detenzione sino a due anni) per chi sia scoperto porla in essere. Quanto sopra pone, evidentemente, la Corea del Sud in una posizione di primato, a livello mondiale, nella regolamentazione, tra vincoli pubblici e privatistici, del settore esports.
Gli USA: esports e gioco d’azzardo
Diversamente dai paesi europei e, forse, guardando all’esperienza sudcoreana, gli Stati Uniti d’America hanno affrontato sin da subito la materia degli esports, pur non considerandola uno sport e mantenendola all’interno dell’autonomia negoziale privata. Già nel 2013, infatti, gli Stati Uniti hanno riconosciuto un certo status agli eplayers, consentendo loro di beneficiare della qualifica di “atleti professionisti” ed ottenere così visti di entrata e di permanenza nel territorio nazionale per fini di gioco. Ciò al fine di consentire di accogliere facilmente sul territorio i giocatori che intendano partecipare agli eventi di esports, e dare il massimo impulso commerciali agli eventi stessi. Ad oggi, sono numerosissime le organizzazioni, sia a livello statale che federale, che si occupano di esports, e nel 2019 sono stati registrati più spettatori di eGaming che spettatori del Superbowl. Ciononostante, permane un forte legame negli USA tra il settore degli esports e le leggi sul gioco d’azzardo, tanto che gli organizzatori delle competizioni devono costantemente rapportarsi alle leggi statali e federali in materia, che vietano il collocamento di una puntata o di una scommessa (il c.d. betting) in relazione ad un evento il cui esito è determinato in larga misura dal caso. Costituisce eccezione alla regola il Nevada, il cui Gaming Control Board ha dato il via libera – proprio pochi giorni fa – agli operatori autorizzati per le scommesse ESL Pro League Season, uno dei maggiori eventi di esports.
Di seguito la presentazione di altri tre membri dello studio Ontier Pardo Vicenzi, coautori dello studio sugli esports che stiamo pubblicando:
[/ihc-hide-content]