Il percorso politico brucamente interrotto dalla recente crisi di Governo potrebbe riprendere a breve con una impostazione tecnica che deve dare risposte rapide e precise ai cittadini, ma soprattutto a moltissimi settori produttivi fermi, o quasi, da troppo tempo. Pena un futuro con una situazione economico-occupazionale ancora peggiore di quella dalla quale stiamo uscendo.
La risposta dovrà avvenire soprattutto in termini di equa redistribuzione delle risorse oltre che nella consueta battaglia contro gli sprechi, che per lo Stato italiano è da sempre una lotta contro i mulini a vento di donchisciottesca memoria.
Per far ripartire il Paese, per far ripartire i piani produttivi e/o dare slancio ai nuovi settori che nel frattempo si sono sviluppati (come l’industria del gaming competitivo), occorre partire (dopo una presa di coscienza del loro esistere) da una semplificazione delle normative esistenti (altra battaglia finora sempre persa dall’Italia) e da una regolamentazione ordinata di quei settori che ancora non hanno precise norme di riferimento.
Gli esports, per la politica italiana, sono rimasti fermi. Emblematico quanto era accaduto nella prima metà del 2019, quando la discussione attorno a un Decreto di Legge [DDL n. 1372] che contiene anche disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione, aveva ricevuto (dai senatori Luca Ciriani e Antonio Iannone) una proposta di modifica con l’inserimento della frase “individuazione della figura del lavoratore nell’ambito degli esports e definizione, nell’ambito dell’ordinamento sportivo, della relativa disciplina in materia assicurativa, previdenziale e fiscale e delle regole di gestione del relativo fondo di previdenza senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica“. La proposta di modifica fu respinta.
Alla luce del peso specifico sempre maggiore che il settore del gaming competitivo sta avendo, anche nel nostro Paese (che tradotto significa: investimenti e posti di lavoro, soprattutto per i giovani), probabilmente anche questo dovrebbe entrare nell’agenda politica, a maggior ragione dopo l’apertura dei settori sportivi tradizionali verso la digitalizzazione del loro brand attraverso gli esports. Il Coni ha raggiunto un buon traguardo (e tra qualche settimana ne sapremo di più), ma ancora non basta.
Chiudo includendo qualche riga inviataci da Mauro Nicastri, presidente AIDR, l’Associazione italian digital revolution, che ha individuato nelle prime parole del neo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, una precisa linea programmatica per il nuovo Governo: Una scaletta precisa, pochi e determinati passaggi. Il premier incaricato Mario Draghi ha già delineato la scaletta delle priorità nel discorso al Quirinale: “la consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione – premette l’ex Presidente della BCE – consapevole del momento estremamente delicato che il Paese sta affrontando”, aggiungendo subito dopo le linee da seguire con ordine di priorità: completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese. Come fare per raggiungere gli obiettivi appena elencati, Draghi lo aggiunge un attimo dopo: “abbiamo le risorse straordinarie dell’Unione Europea – dice – risorse che ci consentiranno di fare molto per le giovani generazioni e per il rafforzamento della coesione sociale”. Sì, la risposta alla crisi più feroce che ha colpito la nostra società ha un nome: “Next Generation EU”, un piano senza precedenti, un pacchetto di riforme destinato a superare la crisi, colmando al contempo il gap italiano in materia di digitalizzazione. Non è un caso infatti che il filo conduttore di quello che è stato ribattezzato il nuovo Piano Marshall passi attraverso utilizzo di nuove tecnologie, interventi strutturali, progetti di rilancio digitali. In quest’ottica la digitalizzazione non è più una mera opportunità, un valore aggiunto, ma diventa elemento basilare per la crescita di ogni settore. Una lezione questa che in tempo di pandemia, purtroppo abbiamo imparato tutti, se c’è stata risposta, è arrivata proprio grazie alla digitalizzazione. Ora l’Europa ci indica il percorso da intraprendere e mette a diposizione del nostro Paese anche le risorse, non ci sono più alibi, quindi, e anche il premier incaricato Draghi lo ricorda nel suo primissimo discorso.