Il Ceo di Ejoy betting, Luigi Ughi, racconta la case del progetto, già pronto a sbarcare nei negozi di gioco e poi a svilupparsi online.

Il futuro delle scommesse è legato agli esports e nasce dal passato, dall’esperienza di bookmaker nati e cresciuti in agenzia, dallo sports betting e anche dall’ippica, da anni e anni di lavoro. Il gioco principalmente basato su partite di calcio e basket è pronto per sbarcare nei punti gioco sparsi sul territorio italiano non appena si sbloccheranno gli ultimi dettagli tra autorizzazioni e certificazioni.

Il provider che ha studiato tutto si chiama Ejoy esports Betting e, come detto, c’è dietro il lavoro di sviluppo di oltre un anno: “Un lavoro coinvolgente che ha portato alla nascita di un prodotto dedicato al betting sia per i negozi di scommesse che per i siti online, ci siamo concentrati molto per sviluppare un prodotto adatto ai punti vendita. Dalle scommesse ippiche alle scommesse virtuali e ora il betting sugli esports. Un gioco ideale per dare forza e supporto alla raccolta nelle agenzie che hanno visto dirottare molte scommesse sui canali online nel periodo che va dalla pandemia al post Covid-19. E con i videogiochi competitivi possiamo centrare il target più giovane che i negozi di gioco rischiano di perdere, possiamo creare una nuova attrazione”. A parlare è il Ceo di Giotto, Luigi Ughi, giovane manager che, come detto, è nato e cresciuto nel settore del betting con alle spalle un notevole bagaglio di esperienza.

Si sente parlare da anni di scommesse sugli esports e questo è il primo progetto concreto e pronto a sbarcare sul mercato. Da quali considerazioni nasce, però, questa idea? “Sulle scommesse virtuali i dati parlano chiaro, più di due terzi del gioco sono raccolti nei negozi di gioco. Ejoy esports Betting è appunto un tipo di gioco che avrà una rispondenza molto simile, perché la socialità che viene vissuta all’interno del negozio di gioco rappresenta il requisito per creare interesse attorno al gioco stesso. Il prodotto è basato su giochi elettronici sportivi classici popolari come calcio, basket e anche tennis. Sono sport molto popolari che coinvolgono il cliente e sono divertenti da vedere per la loro spettacolarità. Ritengo sia un’innovazione necessaria e determinante per contribuire al mantenimento della rete sul territorio. Una rete sempre più in difficoltà nella copertura dei costi di gestione, cinquemila negozi sul territorio che subiscono l’aggressione dei punti vendita e ricarica, soprattutto di quelli che non seguono le indicazioni. L’innovazione aiuta anche a mantenere la legalità sul territorio”.

Andiamo più a fondo sull’offerta dei mercati, sui giochi su cui scommettere: “Abbiamo stipulato accordi con i migliori fornitori del prodotto. Inizieremo con Fifa e con Nba perché lo sport tradizionale è attrattivo sia per il cliente abituale che per il nuovo cliente. Successivamente la piattaforma è stata realizzata per ampliare l’offerta con giochi tradizionali come League of Legends o altri che però, per adesso, sono troppo di nicchia per garantire volumi di scommesse accettabili”, spiega ancora Luigi Ughi. “Abbiamo organizzato due canali video con un palinsesto dedicato alle agenzie sul territorio per far conoscere il gioco ai clienti”.

Come sono studiati i palinsesti? “L’offerta è pensata sia per i siti online che per il retail dove abbiamo una copertura totale di intrattenimento già dalle ore di apertura dei negozi di betting. Un prodotto in più che può incrementare la raccolta senza cannibalizzare gli altri prodotti. Sarà come per le scommesse virtuali che hanno portato clienti aggiuntivi senza togliere nulla alle scommesse tradizionali. Hanno contribuito a creare intrattenimento in agenzia. Per adesso le società di scommesse non hanno ancora compreso la potenzialità di questi prodotti. Tuttavia ho vissuto l’esplosione delle console e ora sto rivivendo lo stesso cammino con gli esports”.

A che punto è il progetto? Quando prenderà il via concretamente? “Siamo convinti delle nostre potenzialità e siamo certi che il cliente risponderà secondo le nostre previsioni – spiega il Ceo di Ejoy – il gioco sarà inserito a breve nel palinsesto complementare dato che abbiamo seguito tutte le indicazioni dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Gli eventi su cui si effettuano le scommesse si svolgono in presenza e nello stesso locale sotto la sorveglianza dei giudici di gara e vengono così rispettate le ride regolamentazioni previste”.

Bisogna far presto, però: “Sì perché esiste già il gioco illegale e sta anche crescendo. Per una volta possiamo anticipare i tempi sugli sviluppi futuri e sul mercato illegale ed è una grande opportunità. Tutti i giochi hanno raggiunto il plateau sui dati di raccolta. I numeri della raccolta sono ottimi ma difficilmente potranno crescere ancora e il gioco si può spostare dal terrestre all’online e, come detto, in questo modo possiamo invertire la tendenza per tutelare le agenzie e i punti di gioco sul territorio”.

Come sarà offerto il gioco? “È un prodotto che si presta a essere raccolto anche tramite self service, giocabile sia in pre match che live. Si partirà dalle scommesse più conosciute, l’1X2, Under, Over, Gol e No Gol, risultato esatto e più avanti potremmo esplorare nuove possibilità ed evoluzioni dal prodotto base. Abbiamo sale completamente automatizzate e possiamo gestire il gioco senza problemi. Ora serve solo che qualche concessionario prenda in mano il progetto e lo porti nelle sue sale. In questo caso noi siamo un provider che cerca di distribuire la sua piattaforma di gioco nelle sale”, spiega Ughi.

Sulle certificazioni sappiamo che esiste da sempre qualche problema legato intrinsecamente al funzionamento attuale del settore degli esports: “Ora la validazione dei risultati arriva dalle federazioni e da chi organizza questi tornei. Anche noi ci siamo proposti come certificatosi dei risultati. Siamo in grado di svolgere, per lo specifico prodotto, il ruolo analogo a quello di Sportradar e simili. Non esiste ancora una federazione sportiva italiana riconosciuta dal Coni, ma un comitato promotore e forse sarà difficile far sottostare questi eventi ad una federazione classica. Stiamo parlando di un fenomeno completamente nuovo ed è quindi utile una specifica regolamentazione ancor prima del riconoscimento sportivo”, conclude Luigi Ughi.