Levelx55: un gaming pub “unico” a Perugia

Nel perugino si trova un locale che funge da pizzeria, hamburgeria e pub, ma non solo: perché al centro dell’attenzione c’è il gaming.

A leggere la descrizione su Facebook o su Google, il Levelx55 di Perugia sembrerebbe un locale come gli altri: “pizzeria, hamburgeria e gaming pub”. Se non fosse per quel termine, “gaming”, inserito prima di pub potrebbe apparire come un qualsiasi altro punto di ristoro, come i già tanti presenti non solo nel perugino ma in tutta Italia. Eppure il Levelx55 è un locale d’intrattenimento differente da tutti gli altri: ne abbiamo parlato con Francesco Lillacci, uno dei fondatori e titolari.

Gli inizi

Prima di tutto quello che vorremmo capire è quando è nata questa vostra sala lan e soprattutto perché. Sembra una domanda banale ma in un periodo come questo non è proprio semplicissimo aprire e mantenere un’attività di questo tipo, no? “Hai ragione, non è stato facile. Ma partiamo dal sottolineare che non si tratta di una semplice sala Lan come molti potrebbero pensare. Per me le sale Lan sono un format ormai obsoleto, non più idonee al mercato attuale. Noi abbiamo aperto ufficialmente il 22 dicembre 2018 ma l’idea l’abbiamo chiaramente partorito molto prima”

Come è iniziato tutto? “Diciamo che ci sono state una serie di situazioni particolari. Inizialmente avevo anche vinto un bando ma l’ho rifiutato perché non era né sufficiente né mi dava le giuste garanzie. Così ho trovato un amico con cui lanciarmi in questa avventura, fino ad arrivare all’apertura di dicembre 2018. Quasi da subito è diventato un locale di intrattenimento a 360°: siamo un pub, una pizzeria, un locale di ristoro insomma in cui il gaming ma più in generale la pop culture sono il fulcro principale”.

Il modello degli esports bar

Il locale, anche concettualmente, ha avuto una sua evoluzione nel tempo, giusto? “Sì, nella mia testa l’idea iniziale era di prendere il Moba di Torino o Milano come punto di riferimento: apro un esports bar, dicevo. Poi però quel concetto nella mia testa si è evoluto, anche perché nel mezzo c’è stata una pandemia che ha un po’ rallentato e bloccato tutto, per tutti. Però il format pensato inizialmente è rimasto, ovvero il focus sull’aspetto videoludico e torneistico ma senza che diventasse quello prominente”.

Lillacci è un giocatore di vecchia data, come lui stesso ci ha confidato: “Le vere sale lan le ho vissute con i miei occhi. Ne ho viste aprire e chiudere a decine negli ultimi 10-15 anni. Io invece volevo un luogo più aperto e inclusivo, più eterogeneo, in cui magari diffondere anche la gaming culture. Perché nell’immaginario collettivo una sala lan è un luogo già targettizzato, con un pubblico prettamente maschile appassionato di videogame: così però tutte le altre persone non si avvicinano a locali come questi, perché pensano di sentirsi esclusi o fuori luogo”.

Alla ricerca di un pubblico più ampio

Lillacci allora prova ad ampliare la propria audience potenziale, puntando a un locale che sia aperto a chiunque voglia avvicinarsi alla pop culture. Che non significa necessariamente videogiochi ma anche cinema, serie Tv, fumetti, libri. “Ho iniziato così a proporre eventi a tema, magari anche con contest di cosplay. Io stesso sono un cosplayer e quindi ho pensato di provare a testare il terreno. Certo, mi hanno dato del pazzo perché comunque non mi trovo a Milano, Roma, Torino, Parma o Bologna, sono a Perugia dove c’è una realtà molto più chiusa, anche geograficamente. È un luogo un po’ fuori dai contatti con le altre grandi città, nonostante siano in linea d’aria molto vicine”.

Al di là dei collegamenti scadenti, il problema sembra essere stata la mentalità delle persone del luogo: “In molti mi hanno detto che i perugini mi avrebbero snobbato. Perché comunque la comunità di cittadini di Perugia segue molto i trend, la moda, per cui se un locale entra diciamo nel flusso allora ottiene successo, altrimenti fa davvero fatica. Il mio vantaggio è stato che un locale di questo tipo non c’era mai stato prima; c’erano state delle sale lan classiche ma nulla che si avvicinasse al Levelx55 di oggi”.

Il Levelx55 oggi e la collaborazione con Riot Games

L’evoluzione del Levelx55 è proseguita durante e dopo la pandemia, fino ad arrivare a oggi. Con gli eventi che, in qualche modo, si sono lanciati più verso un’altra branca. “I tornei videoludici e il gaming fanno e faranno sempre parte delle attività del locale perché io vengo da quel mondo lì e non posso abbandonarlo. Però magari gli dedico spazio meno frequentemente. Facciamo magari ormai serate a tema Marvel, a tema Harry Potter. Facciamo persino delle serate speed date (un tipo di evento ideato per facilitare la conoscenza di nuove persone e potenziali partner ndr)”.

Le serate a tema sono diventate nel tempo il core delle attività del Levelx55 con la gente che risponde con grande entusiasmo. Ultimamente, poi, si è aggiunta una novità: la collaborazione con Riot Games: “Siamo molto contenti di questa partnership che ci permette di far parte del circuito dei Riot Club (qui vi avevamo raccontato l’iniziativa ndr). Questa opportunità ci ha consentito di riaccendere gli animi di tutti gli appassionati di gaming, in particolare ovviamente quelli di League of Legends, che sono la stragrande maggioranza dei player nella zona, e di Valorant. Per noi è importante perché ci conferisce una certa aura di ufficialità, quindi acquisti un appeal diverso”.

Il futuro del Levelx55

Tra un tavolo e l’altro si trovano PC, console, anche delle Switch e dieci postazioni per lo streaming. “Sì, lo streaming, perché quando poi facciamo i tornei a noi piace castarli e trasmetterli su Twitch. Non solo: abbiamo ad esempio messo il veto sul calcio, per cui può capitare che chi entra trova sul maxischermo la diretta di uno streamer, oppure un evento competitivo come le finali mondiali di un titolo esports. A volte sono gli stessi clienti a chiederci di mettere a schermo un determinato streaming e, se non ci sono limitazioni, li accontentiamo volentieri”.

Al di là delle difficoltà legate magari alla regolamentazione normativa delle sale lan di cui, in realtà, l’unico vero problema è quello dei montepremi (“Ovviamente i soldi attirano molta più gente ma con la questione non normata dei montepremi in Italia è davvero difficile, quasi impossibile, mettere delle vincite in palio”), cosa vuole fare da grande il Levelx55? “Il mio obiettivo è rendere il locale uno standard, farlo funzionare in modo quasi automatizzato in modo che questo format possa essere trasferibile e vendibile anche in altre città. Vorrei creare un franchise o qualcosa che possa funzionare altrove, semplicemente seguendo delle linee guida standard”.

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