L’INTERVISTA – R6, parola a T3b dei Macko Esports

Solo 18 anni sulla carta d’identità, ma già con le idee chiare e una grande personalità. Edoardo “T3b” Treglia è uno dei player più giovani e talentuosi della scena competitiva italiana di Rainbow Six. Qualche settimana fa si è laureato Campione d’Italia con i Macko. Un Winter Split che porta anche la sua firma, vista la solidità mostrata in finale contro i Mkers nei momenti più difficili della contesa. Oggi si è raccontato ai microfoni di EsportsMag.it, ecco la sua intervista.

T3b, partiamo dalla finale del Nats. È il primo titolo italiano della tua carriera. Ha un sapore speciale? E a livello personale sei soddisfatto della tua stagione?

”Ha un sapore speciale perché è arrivato contro i Mkers, che hanno lottato con noi per tutto il campionato. E sono felice di aver raggiunto questo risultato con Macko, un’organizzazione sempre disponibile che ci ha saputo aiutare in ogni momento. A livello personale, invece, non sono abbastanza soddisfatto della mia stagione. Avrei voluto molta più costanza nelle prestazioni e non ho messo in mostra tutto il mio valore. Sono riuscito, però, a risolvere questo problema nei playoff. Ho lavorato tanto dal punto di vista della mentalità”.

È stata una prima parte di stagione con qualche alto e basso, ma alla fine siete riusciti a portare a casa il titolo. Cosa ha fatto la differenza nei playoff e nella finale contro i Mkers?

“Credo che l’esperienza abbia fatto la differenza nei playoff. Il roster è composto da quattro giocatori che hanno già vinto. Siamo riusciti, poi, a rimanere uniti come squadra. Molto di più rispetto alla regular season. Durante le partite c’è stato sempre un bel clima, la comunicazione tra di noi era sempre molto pulita e non ci siamo mai lasciati abbattere anche quando eravamo in svantaggio”.

Nel 2020 hai avuto modo di confrontarti con la European Challenger. Come giudichi il vostro percorso in Europa?

“È stata la prima European Challenger League per me, Keenan e J3n4. Un’esperienza molto costruttiva. Avremmo potuto fare molto di più, ma non abbiamo avuto abbastanza tempo per prepararci al meglio. Il team si era formato da poco. Bisognava ancora capire quale era il giusto modo di allenarsi e come sfruttare tutto il tempo. Penso, però, che essere arrivati ai playoff è comunque un buon risultato come prima esperienza”.

In un anno segnato dalla pandemia, quanto è stato importante per voi avere un’organizzazione come Macko alle spalle?

“Macko è stata importantissima per noi. Per loro questo non è un hobby, dietro c’è un progetto serio con basi solidissime. La gaming house, poi, ha facilitato il nostro lavoro nell’organizzazione dei vari bootcamp. E vi assicuro che, con una pandemia in atto, organizzare tutte queste cose non è affatto facile. Il loro lavoro è stato fondamentale”.

Ora c’è una seconda parte di stagione da preparare. L’obiettivo è quello di imporsi nel prossimo Split, visto che in palio c’è la Challenger?

“Il nostro obiettivo è quello di confermare la Challenger League. Abbiamo dimostrato che gli Split non sono una gara, ma una maratona. È importante saper essere costanti. I playoff, dunque, sono il nostro obiettivo principale. Vincere tutte le partite in stagione regolare è sicuramente una cosa che vorremmo fare, ma non una priorità”.

Sei uno dei giocatori più giovani e talentuosi della scena italiana. Hai un sogno nel cassetto che vuoi realizzare?

“Vorrei fare di questo gioco il mio lavoro per più tempo possibile. Portare in alto il nome dell’Italia nell’esports, oltre a vincere trofei e valorizzare questa nazione. L’auspicio è che sempre più giocatori italiani riescano a farsi spazio ad alti livelli come in European League ed io vorrei essere tra loro. Tutto questo per mandare un messaggio forte a tutti, anche ai nostri genitori. L’esports è uno sport come tutti gli altri e deve essere considerato tale. Dietro c’è tanto lavoro e ci sono tanti sacrifici. Non sono, ovviamente, i sacrifici di chi si alza la mattina per andare in cantiere. Passare, però, metà della giornata al PC per gli allenamenti non è semplice. Così come non è semplice gestire la vita sociale o riuscire a trovare un equilibrio tra gli impegni scolastici e fare il giocatore professionista”.

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