L’Iraq mette al bando i videogame violenti. Con una risoluzione votata mercoledì, il parlamento iracheno ha stabilito che titoli come Fortnite e Pubg rappresentano “minacce sociali e morali nei confronti di bambini e giovani”. Ma non solo: essi producono “effetti negativi su salute, cultura e sicurezza della società irachena”.
Per questi motivi, il governo bloccherà l’accesso online ai videogiochi considerati violenti, nonché le transazioni finanziarie per i medesimi.
AL-SADR FAVOREVOLE – Fra i sostenitori della controversa legge c’è anche il leader radicale sciita Moqtada al-Sadr, la cui coalizione è uscita vincitrice dal voto del maggio scorso. Alcuni giorni fa, Al-Sadr ha esortato i giovani iracheni a evitare i videogiochi violenti, perché creano dipendenza. “Cosa guadagnerai a uccidere una o due persone a Pubg? – ha scritto in un messaggio -. Non è un gioco di intelligenza o militare, che ti insegna il modo giusto di combattere”.
I GIOVANI IN RIVOLTA – Non è ancora noto quali altri giochi saranno vietati o con che criteri il governo deciderà quali debbano entrare nella lista nera. Quel che è certo è che il provvedimento votato dal parlamento iracheno ha scatenato le proteste degli internauti, in particolare i giovani. Centinaia di utenti hanno criticato la risoluzione sui social, sollecitando la classe dirigente del Paese a occuparsi di problemi più urgenti: corruzione, disoccupazione giovanile e mancanza di servizi di base come acqua potabile e corrente.
LA SECONDA NORMA – Il Paese, dilaniato dalla guerra civile dal 2014 al 2017, ha tenuto le sue prime elezioni nel 2018, dopo anni di forti tensioni etniche, religiose e confessionali. Ma quella contro i videogiochi violenti in rete è una delle poche risoluzioni che il parlamento iracheno è riuscito ad approvare dalla sua entrata in funzione. Prima di essa, l’unica altra norma emanata è stata la legge sul bilancio federale.