Madden Bowl: storia di un disastro annunciato

Questo weekend si è tenuto il Madden Bowl, l’atto conclusivo per quanto riguarda la stagione competitiva del videogioco di football americano, Madden NFL 20.

La finale, che imita il Super Bowl nella sua denominazione, ha evidenziato tutti i difetti e le lacune che questo gioco presenta, con un epilogo che getta un’immagine pessima sul titolo EA Sports.

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Infatti, il vincitore Raidel “Joke” Brito, ha giocato per tutta la durata del torneo senza lanciare un singolo passaggio, optando per una strategia di sole corse.

Per fare un paragone calcistico o cestistico, è come se nei massimi tornei di FIFA, PES o NBA 2K, venissero usati solamente i colpi di testa per segnare o i tiri da tre punti per fare canestro. Insomma, uno stile di gioco distorto e assolutamente per nulla realistico.

Nessun gioco di simulazione sportiva replica esattamente lo sport che rappresenta, ma in questo modo “Joke” ha messo in evidenza tutti i problemi di questo titolo.

Una semplice meccanica di gioco rotta che premia lo stesso schema, che esso venga eseguito una o cento volte.

Come se non bastasse, il salary cap imposto per la competizione (un tetto massimo di stipendi dei giocatori per comporre il proprio Ultimate Team) ha dato origine a squadre identiche e con trucchi di ogni genere.

Parlando sempre del vincitore, Brito ha utilizzato i soldi disponibili per rinforzare la difesa e il suo gioco di corse, mettendo giocatori di basso livello a ricevere, sapendo benissimo che non avrebbero visto gioco durante tutto il torneo.

Stessa sorte per il quarterback, che nel football americano rappresenta non solo il ruolo più importante di una squadra, ma è anche quello più iconico. Infatti, Brito ha schierato un punter nel ruolo di quarterback (il punter nel football americano è quel giocatore incaricato di calciare la palla più lontano possibile in situazioni di difficoltà). Il motivo è semplice; il salario del punter è molto inferiore a qualsiasi altro quarterback disponibile nel gioco, permettendo un’investimento più importante in altri reparti della difesa e dell’attacco.

In finale, l’avversario di Brito è stato Daniel Mycroft, sconfitto per 17-0, che si è schierato in campo con una squadra molto più verosimile alla realtà rispetto all’avversario.

“Joke” ha avuto grande merito nel saper mettere a punto una strategia infallibile, ma è palese che il titolo che rappresenta la NFL nel mondo sia stato totalmente trascurato da EA, a tal punto da raggiungere questi livelli anche nel competitive gaming.

Per una competizione che mette in palio oltre 200mila dollari in denaro, è inaccettabile che a vincere sia chi sfrutta meglio le dinamiche broken del gioco, rispetto a chi fa del talento e della preparazione i suoi punti di forza.

Una pessima figura che dovrebbe servire da monito per l’intrattenimento che gli esports vogliono fornire al pubblico nell’imminente futuro.

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