E’ morto nella notte tra lunedì 15 e martedì 16 marzo Marco Bogarelli. Dopo essere diventato “il re dei diritti tv” con Infront aveva puntato tutto su 2Mg Media, credendo nelle potenzialità degli esports.

A inizio 2019 Marco Bogarelli annunciava: “Ci abbiamo lavorato un anno e partiamo con il botto, con il torneo più importante del mondo”. Parlava con entusiasmo, l’ex manager di Infont, della sua nuova avventura, attraverso la quale aveva fiutato le potenzialità degli esports. Quello che andava in tv era il torneo di Fortnite di scena a Katowice, che lui con la sua 2Mg Media, aveva contribuito a portare in tv in Italia (su Dmax, condotto da Daniele Bossari, ndr).

Marco Bogarelli è spirato stanotte in un ospedale di Milano, dove era ricoverato da qualche giorno dopo aver contratto il Covid-19. Negli ultimi giorni le sue condizioni erano andate via via peggiorando a causa della terribile infezione ai polmoni, e nonostante il ricovero in terapia intensiva non c’è stato nulla da fare.

Milanese, laureato alla Bocconi, in società con Chester English, Rodolfo Hecht, Andrea Locatelli e Andrea Abodi nel ’95 fondò la Media Partners che nel 2006 venne inglobata in Infront. Eletto presidente di Infront Italia divenne, negli anni, il “re” dei diritti tv, grazie anche all’accordo di lungo corso fra Lega Serie A e Infront. Dopo l’uscita da Infront l’ultima sua avventura è stata la 2Mg Media, con la quale come detto aveva portato gli espors in tv, ma non solo, perché a fine 2019 aveva costituito anche la Magnet srl, attiva sempre nel campo televisivo, e la Sports Production Hub srl, che misura e ottimizza la visibilità degli atleti online e offline.

Ma tra tutto gli esports sembravano averlo conquistato: “abbiamo grandi aspettative perché fino adesso gli esports erano frequentati e visti sulla piattaforma di riferimento e sempre in lingua inglese”, diceva a Adnkronos a inizio 2019. E pare avesse idee chiare anche sull’interesse da parte del Comitato olimpico: “Mi sembra una cosa così fuori dagli schemi – ha dichiarato sempre a Adnkronos – che se cerchi di inscatolarla dentro il Comitato olimpico e le federazioni diventa complicato. E’ un movimento liquido, i ragazzi giocano, guardano, non serve una federazione che li benedice, basta sapere dove iscriversi a tornei dove i price-money sono di milioni di dollari”.