Multiversus: la recensione di uno sforzo colossale

Multiversus ha passato quasi due anni sotto i ferri: ecco la nostra recensione dello sforzo colossale di Player First Games per migliorare il platform fighter.

Multiversus è un videogioco divertente. É l’opportunità per tutti coloro che non hanno una console Nintendo di godersi l’esilarante meccanica dei platform fighter, un genere in cui per eliminare un nemico bisogna lanciarlo fuori dalla mappa. Questo è il suo primo e più importante fattore di attrattività: essere lo Smash Bros per pc e per le altre console. Se usassimo come metro di paragone il divertimento offerto da Multiversus, allora potremmo dire che la missione è compiuta. Questo gioco, però, si propone di essere molto di più, e in questo le sue ambizioni potrebbero farlo soffrire.

Il primo pilastro di Multiversus da tenere sempre a mente è che è pensato (e bilanciato) per le battaglie due contro due. Questo vuol dire che le cinque classi di personaggi presenti sono pensate per intrecciarsi tra attacchi, assistenze, vie di fuga e salvataggi. Il team di sviluppo, dalle nostre prove, è rimasto fedele al suo impegno in questo senso, cosa resa ancor più evidente dal fatto che gli incontri 2v2 sono decisamente più divertenti di quelli 1v1. Le sinergie di alcuni nuovi personaggi come Jason di Venerdì 13 e la Guardia Banana di Adventure Time, tuttavia, non ci sono risultate chiarissime. É normale, però, che alcuni personaggi siano pensati per essere dei lupi solitari.

A livello sensoriale, poi, il gioco è generalmente meno opprimente: rispetto alla beta, i modelli sono più grandi e dettagliati, la velocità di combattimento è leggermente rallentata e non c’è più quella miriade di effetti visivi legati agli attacchi che rendevano difficile comprendere cosa stava succedendo. I tank sono più lenti, gli assassini più veloci (ma non troppo) e passare da una parte all’altra della mappa ora richiede il suo tempo. Il gioco è bello da vedere e, soprattutto su uno schermo di grandi dimensioni, è molto più comprensibile rispetto al passato.

Dove Multiversus ci ha stupito con il suo potenziale creativo è nella suo nuova modalità PvE chiamata Rift, che consiste in una serie di sfide (divise per tematiche) con cui sbizzarrirsi e imparare a padroneggiare molti personaggi. Completare un Rift vi darà accesso a una valuta dedicata con la quale acquistare dei potenziamenti esclusivi di questa modalità, e che rompono completamente il gioco. Auto schivate, salti aggiuntivi, poteri speciali e mosse ancora più folli sono solo alcune delle novità che vi aspettano qui. All’interno di ciascun Rift, poi, preparatevi a incontrare modificatori folli come i salti infiniti o esplosivi che cadono dal cielo, ma, soprattutto, aspettatevi un’esperienza rilassata e incentrata sul divertimento in compagnia delle molte proprietà intellettuali che ricadono nell’ombrello di Warner Brothers.

Essendo un gioco free to play, Multiversus basa le sue rendite su un battle pass premium (all’interno del quale ci sono i nuovi personaggi, come ad esempio Jason, e sull’infinito grind di materiali necessario a sbloccare un eroe gratuitamente. L’opzione di tirare fuori soldi veri c’è sempre, come ci aspettavamo, ma il fatto che alcuni personaggi richiedano il doppio del grind F2P rispetto ad altri ci ha un bel po’ infastidito. Se speravate di giocare con il vostro eroe preferito fin da subito e gratuitamente, dovrete ricredervi.

La cosa che non riusciamo a spiegarci è il perché gli sviluppatori abbiano commesso il peccato mortale di non fornire punti esperienza per i singoli personaggi al termine di ogni partita, ma solo con il completamento delle sfide. Halo Infinite ha ricevuto una quantità di critiche per aver adottato questo approccio al lancio (ora rimosso) che speravamo nessuno avrebbe osato rifare il suo errore. Eppure Multiversus ha deciso di rallentare artificialmente la progressione in questo modo, una scelta giustificabile solo dal disperato bisogno di tenere alti i numeri di giocatori giornalieri.

L’assenza di una playlist competitiva ci ha impedito di determinare le ambizioni del gioco a diventare un esports ma sappiamo che è in arrivo, per cui è un argomento che torneremo a trattare. I due anni di miglioramenti al gioco gli hanno fatto bene sia in termini di estetica sia in termini di sensazioni che restituisce a chi gioca. Non fosse per la progressione zoppa e rallentata, raccomanderemmo senza esitazione di dare una possibilità al gioco visto che il divertimento c’è, così come il potenziale. Se non avete tanto tempo da investire nel grind o le risorse per le valute premium, allora, meglio aspettare l’aggiustamento di rotta (che ci auguriamo arrivi presto) e tutti gli altri contenuti in cantiere prima di dare una seconda possibilità a questo platform fighter, che, nonostante tutto, ha qualcosa da dire.

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