Nba 2K: dalle origini allo strepitoso successo attuale

Il basket americano ha da tempo puntato sugli eSports. Quasi tutte le squadre di Nba hanno infatti un team nella Nba 2K League, joint venture tra National Basketball Association e Take Two Interactive, produttore che guida il mercato delle simulazioni sportive.

LE ORIGINI DELLA 2K E IL RUOLO DI SILVER- La 2K League fu annunciata il 9 febbraio del 2017 e la stagione inaugurale iniziò il primo maggio del 2018. Lo stesso Adam Silver, commissario della Nba dal 2014, definì la neonata 2K League “il nostro quarto campionato”, collocandola allo stesso livello di Nba, Wnba e G-League.

Proprio alla lungimiranza di Silver si deve il sodalizio tra il basket reale e quello virtuale: fin dalla sua nomina si è infatti preposto la missione di sganciare la Lega dalla competizione “domestica” con Nfl (National Football League) e Mlb (Major League Baseball) per rendere il logo della Nba creato da Jerry West una delle figure più riconoscibili al mondo.

Nel 2015 Silver raccontò la sua esperienza da spettatore alle North American League of Legends Championship Series Finals. Là, in mezzo ai 22.000 appassionati che affollavano gli spalti del Madison Square Garden, Silver comprese il potenziale del settore e le somiglianze tra i videogiochi e lo sport di cui aveva fatto il suo mestiere. E capì che, al di là delle incoraggianti cifre sul fatturato, entrambi avevano la capacità di unire le persone e regalare sogni, passione e intrattenimento.  D’altronde Silver si è sempre distinto per posizioni aperte, progressiste e giovanili. Dunque chi, meglio di lui, per fare il grande salto?

IL PRIMO DRAFT DELLA 2K – Fu così che, il 4 aprile del 2018, nella cornice del Madison Square Garden, Silver annunciò la lista dei 102 giocatori che sarebbero diventati i primi professionisti del campionato di gaming della Lega. Il palco con uno schermo animato alle sue spalle, il pubblico in sala e la diretta su Nba Tv (solo per il primo giro) e su Twitch: il draft del primo campionato di eSports sul videogioco NBA 2K aveva, secondo quanto scritto dal Washington Post, il “look and feel”, l’aspetto e le sensazioni, dei veri draft che la lega professionistica più famosa del mondo organizza ogni anno dal 1947.

E proprio come nei veri draft, nei primi cinque round ogni team scelse un videogiocatore per ruolo (playmaker, guardia, ala piccola, ala grande, centro). Un altro videogiocatore, nella posizione da loro preferita, fu selezionato nel sesto round. Al draft si erano candidate 72 mila persone che dovettero vincere almeno 50 partite tra l’1 e il 31 gennaio 2018 e, tra queste, ne furono individuate 102. Chi fu draftato al primo giro guadagnò 35 mila dollari a stagione, gli altri 32 mila. Tutti firmarono un contratto di sei mesi, con trasporto, casa, copertura medica e trattamento pensionistico a carico della Lega.

VINCITORI E SUCCESSO DELLA 2K – La stagione inaugurale della 2K League si è conclusa il 25 agosto 2018 con la vittoria dei Knicks Gaming, primi campioni assoluti della Lega virtuale, alla quale parteciparono ben 17 delle 30 franchigie della NBA. L’attenzione del pubblico non deluse le aspettative. Un picco di 500,000 spettatori su Twitch era il minimo che ci si potesse aspettare per un prodotto così ben confezionato anche se, al momento, questi numeri non sono minimamente paragonabili a quelli totalizzati dagli eSports più affermati. Nell’ambito delle simulazioni sportive, il termine di paragone per la NBA 2K League è il franchise Fifa, il cui filone competitivo è noto anche in Italia per merito dei successi internazionali di giocatori come Mattia “Lonewolf” Guarracino e Daniele “IcePrinsipe” Paolucci. La community di NBA 2K, invece, deve ancora abituarsi a considerare la dimensione agonistica del proprio videogioco preferito, soprattutto fuori dagli Stati Uniti.

LA 2K LEAGUE CRESCERÀ – Nel frattempo, mattoncino dopo mattoncino, si continua a costruire. Tanto per iniziare, Adam Silver ha in mente di espandere la Lega. Già per la stagione 2019, quattro nuove franchigie hanno fatto il loro ingresso nella 2K League, portando il numero dei team partecipanti a 21: gli Atlanta Hawks (con la Hawks Talon GC); i Brooklyn Nets (Nets GC); i Los Angeles Lakers (Lakers Gaming) e i Minnesota Timberwolves (T-Wolves Gaming). Anche l’organizzazione è in pieno stile NBA, con una pletora di professionisti ad affiancare i giocatori: head coach, preparatori atletici, agenti e un organigramma di figure “in colletto bianco”, tra cui Shaquille O’Neal, general manager dei Kings Guard.

CRESCONO ANCHE I FAN – La 2K League e le 21 squadre in gioco hanno inoltre una popolarità in vertiginoso aumento, misurata dagli oltre 1,8 milioni di follower sui social (tra Twitter, Facebook e Instagram). In questo, il merito spetta anche al grande lavoro che l’NBA ha svolto per rendere riconoscibili i suoi atleti, in un mondo dove le partite si giocano dietro a uno schermo, e per giunta seminascosti da cuffie e microfono. Prendendo esempio da quanto accade sul parquet, l’NBA ha disposto telecamere e fotocamere ovunque, realizzato interviste e approfondimenti, e coinvolto i gamers in iniziative benefiche. Il futuro è ancora tutto da scrivere, ma il contatto tra i due mondi, quello dello sport tradizionale e quello degli eSports, sembra inevitabile e la NBA pare aver intrapreso la strada giusta.

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