Neva, seguito spirituale di GRIS, mette in mostra il talento di Nomada Studio nello sfocare i confini tra videogioco e arte.
Nomada Studio, quando ha fatto uscire GRIS, si è imposta come portabandiera del considerare i videogiochi una forma d’arte. Neva, l’attesissimo nuovo titolo dello studio, ci è arrivato pieno di aspettative perché il capitolo precedente non solo è stato apprezzatissimo dalla critica ma ha venduto molto bene.
Dopo aver completato la storia di Alba e della sua lupa Neva, possiamo dirvi che Nomada Studio è riuscita a muovere di nuovo la frontiera tra videogioco e arte. La storia che racconta è toccante, i paesaggi che mette in mostra sono veramente di gusto e la musica che accompagna l’esperienza, di nuovo firmata berlinist, riesce ancora una volta a coniugare emozioni opposte come la rabbia e la cura, la paura e la gioia della crescita.
I pilastri su cui si fonda questo gioco sono due e hanno, in qualche modo, tutti a che fare con GRIS. Il primo è che Neva è stato descritto in fase preliminare come “GRIS con una spada“, il secondo è che Conrad Roset (l’artista dietro a tutto ciò che c’è di visivo in Nomada Studio) si è rifiutato di adottare uno stile simile al titolo precedente. Questo ha dato a Neva un look in aerografo, invece che in acquarello, e un gameplay più orientato all’azione con combattimenti, sfide e battaglie con i boss.
In un mondo su cui sta incombendo una corruzione (rappresentata da creature molto simili al Senza Volto della Città Incantata) un’eroina e la sua cucciola di lupo devono trovare una nuova casa dopo la tragica morte della lupa madre ad opera proprio della corruzione. Il loro viaggio è diviso in quattro stagioni che, dall’estate alla primavera, vedono il rapporto tra Neva e Alba evolversi, rafforzarsi e diventare sempre più profondo.
La peculiarità principale di questo titolo, poi, è che a progredire non è Alba, l’avatar controllato dal giocatore, ma Neva che, crescendo di stagione in stagione, guadagna abilità e poteri. Da un cucciolo che ha bisogno di essere protetto, infatti, la lupa diventa prima una giovane baldanzosa in cerca di avventure e poi un’adulta che, insieme alla sua padrona, combatte, esplora e forgia la sua strada.
Non vogliamo spoilerarvi le sue abilità e i modi in cui le due protagoniste avanzano nella storia perché corrispondono a momenti topici tanto della narrativa quanto dell’avanzamento del gameplay. Vi basterà sapere che, alla fine del gioco, vi sembrerà di aver vissuto una vita intera in loro compagnia per quante emozioni saranno riuscite a farvi provare.
I livelli che affronterete sono il vero punto di forza di Neva: non solo percepirete l’evolversi delle stagioni ma, tra citazioni alle architetture impossibili di GRIS e nuovi metodi esplorativi naturali, avrete esperienza di un titolo action platformer completo e vario. Ogni sottosezione dei quattro livelli principali corrispondenti alle stagioni, infatti, aggiunge due o tre novità importanti per il gameplay tra abilità, nemici e tecniche di platforming.
I boss, poi, sono insieme spaventosi e artisticamente molto curati. Hanno belle meccaniche che non si ripetono e, dal punto di vista visivo, incarnano molto bene ciò che la storia vi sta facendo affrontare in quel momento. Le citazioni alla Principessa Mononoke, una delle ispirazioni fondamentali del team di sviluppo, abbondano ma Nomada Studio non si limita a omaggiare: ragiona sui temi del maestro Miyazaki e li porta nel contemporaneo, in particolare per quanto riguarda la relazione tra protagonista e ambiente.
Neva è uno di quei pochi titoli che ci sentiamo di consigliare senza se e senza ma perché è un concentrato di tutto ciò che un videogioco può regalare tra divertimento, emozione e ragionamento. Nomada Studio ha senz’altro eguagliato il suo precedente successo citandosi il giusto ma soprattutto dimostrandosi capace di innovare sotto tutti i punti di vista che l’hanno resa grande. Neva saprà lasciare il segno.