Il pro ‘Kuku’ in allenamento offende i cinesi, Valve lo banna per non rischiare di aprire un caso diplomatico

Nessuno è immune a gaffes e cadute di stile. Se poi un becero commento razzista è rivolto verso popoli dall’alto spirito patriottico per l’errore di un singolo possono anche saltare interi tornei. È quanto sta accadendo al pro gamer filippino Carlo ‘Kuku’ Palad, che è stato bannato dalla Valve per le offese recate al popolo cinese, e che ora mette a rischio i tornei in programma per gennaio.

CRONACA DEI FATTI – Il fatto risale a circa un mese fa, quando il 22enne professionista di Dota 2 durante una sessione di allenamento in un pub game ha inserito il commento dispregiativo “ching chong” nella chat pubblica. Il commento, che riproduce uno stereotipo del linguaggio mandarino, non è passato inosservato agli sviluppatori di Valve, i quali hanno subito stigmatizzato l’accaduto in un post del loro blog. E in seguito, forse per le conseguenti pressioni da parte dei fan cinesi, è stato avviato il provvedimento disciplinare che dovrebbe escludere ‘Kuku’ dal team Tnc Predator.

PLETORA DI SCUSE – Il giocatore, subito dopo le accuse di razzismo, ha voluto twittare le proprie scuse: “Ho capito che queste parole portano a delle conseguenze. Ho imparato dal mio errore e mi scuso con chi è stato offeso”. Anche il team di Palad ha voluto scusarsi. E dopo l’incontro di Volve alla Kuala Lumpur Major, la TNC ha deciso di punire il pro gamer decurtandogli il 50% dei guadagni ottenuti dall’incontro, oltre a donare mezzo mese di stipendio del team manager a un’organizzazione antirazzista.

TORNEI A RISCHIO – Ma ciò forse non è stato ancora sufficiente. La Tnc infatti twitta che a ‘Kuku’ potrebbe essere vietato l’ingresso nel Paese e, nella peggiore delle ipotesi, tutti gli eventi che si terranno in Cina a gennaio 2019 potrebbero essere annullati dalle autorità cinesi, nel caso fosse confermata la partecipazione di ‘Kuku’.