Rainbow Six, esports e futuro: parola a Edoardo Treglia

Il player dei Wylde, team di Rainbow Six che partecipa all’Europe League, si racconta ai nostri microfoni tra presente e futuro. 

Una carriera davanti, ma Edoardo “T3b” Treglia ha già le idee chiare e una grande personalità. Dopo una lunga militanza nel nostro Pg Nationals, per lui si sono spalancate le porte della Europe League dal 2022, la massima competizione continentale per quanto riguarda Rainbow Six Siege. Prima i Natus Vincere e successivamente i Wylde (organizzazione di Usain Bolt, ndr), dove Edoardo Treglia ha trovato la sua definitiva consacrazione.

Non è arrivata la qualificazione a nessun Major e al Six Invitational, ma ci siete andati molto vicini e la stagione nel complesso è stata positiva. C’è un po’ di rammarico?

“Il rammarico c’è. Sapevamo che il nostro livello era all’altezza di una qualsiasi squadra al Major. Abbiamo avuto problemi di costanza dal punto di vista delle prestazioni. Non ci siamo qualificati, ma è sicuramente un obiettivo per il futuro”.

È arrivata, però, la vittoria del North Rainbow Rumble. Vincere un trofeo non è mai semplice: soddisfatto per esserci riuscito?

“La vittoria del North Rumble ci ha dato una piccola soddisfazione. È stato il primo torneo vinto come team e ci ha dato anche un buon boost per l’inizio dell’Europe League”.

Tra Natus Vincere e Wylde la tua crescita a livello personale è stata notevole. Hai colmato il gap con i migliori e quest’anno i tuoi standard sono stati molto alti. La cosiddetta gavetta quanto ti è servita per arrivare pronto ad un palcoscenico importante come quello della Europe League?

“La differenza sostanziale è tutta nella consapevolezza che ho trovato in me stesso. Nei Wylde sono molto più a mio agio, poi inevitabilmente i ruoli e le posizioni hanno il loro peso specifico. Nella squadra attuale ognuno ha un ruolo su misura, ma il periodo con i Natus Vincere mi è servito per imparare tantissimo ed è stata un’esperienza importante”.

Quali sono, invece, gli obiettivi per il futuro?

“Sicuramente quello di disputare un Major e raggiungere anche una buona posizione. Non abbiamo altri obiettivi sulla nostra tabella di marcia. Speriamo di riuscirci il prossimo anno”.

A ottobre è stato presentato il Foglio Bianco in Parlamento. Circa 70 i professionisti coinvolti, ma non sei stato preso in considerazione. Eppure, come pochissimi altri in Italia, la tua esperienza nell’esports è tangibile: sei un player professionista ed è il tuo lavoro. C’è un po’ di delusione?

“Assolutamente, non lo nascondo. Vivo l’esports nella sua totalità e conosco benissimo tutte le sfumature dell’ambiente, soprattutto nel mio campo. In futuro mi piacerebbe essere coinvolto, ma per fare qualche passo in avanti l’Italia ha bisogno di professionisti che siano in grado di mettere da parte gli interessi personali. Pensare al collettivo resta la migliore soluzione”.

A proposito di delusione, quanto ti è dispiaciuto non figurare tra i giocatori presenti al Best Italian Player per l’Italian Esports Awards?

“Ci ho riflettuto molto e penso che venga usato un criterio di valutazione completamente soggettivo. Non era, in ogni caso, un mio obiettivo personale. Al contrario, un riconoscimento che non mi è stato dato e che penso di essermi meritato dopo aver riscritto la storia dell’esports italiano su Rainbow Six. Può essere, però, uno stimolo ulteriore in vista del prossimo anno non solo per quel che riguarda l’Italia”.

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