Il Red Bull Campus Clutch si è appena concluso dimostrando ancora una volta le incredibili potenzialità degli esport universitari.
Siamo volati a San Paolo del Brasile per raccontarvi in prima persona le finali mondiali del Red Bull Campuc Clutch e possiamo dirvi che lo spettacolo messo in piedi dalla compagnia di energy drink era degno degli eventi più prestigiosi del panorama di Valorant. Nell’iconico l’Estádio do Pacaembu (dove Pelè ha disputato la sua ultima partita con la maglia del Brasile) 50 squadre provenienti da tutto il mondo, e vincitrici dei rispettivi campionati nazionali, si sono date battaglia per vincere 20mila dollari e un’esperienza da vip al prossimo Valorant Champions Tour.
L’Italia, purtroppo, non è riuscita a superare le fasi di group stage subendo 3 sconfitte su 5 partite. Prima di tornare a casa, però, i regazzi dei Mixers si sono presi una bella soddisfazione: battere la Germania per 17-15 ai tempi supplementari. Dalle fasi a gironi è emersa subito la leadership del Nord America con il team USA e il team Canada che hanno dominato non solo i rispettivi gruppi ma anche i sedicesimi e i quarti di finale. A rappresentare il continente europeo, invece, sono state la Polonia e la Macedonia del Nord (una delle squadre favorite per la vittoria) che hanno mandato a casa i campioni dell’anno scorso (il team Egitto) e i padroni di casa del team Brasile.
La prima semifinale ha visto la Polonia affrontare il Canada in una partita rimasta fino all’ultimo sul filo del rasoio. Il primo match è andato ai canadesi, il secondo ai Polacchi e al cambio ruoli della terza partita i due team erano 6-6: uno spettacolo davvero incredibile che ha infiammato il pubblico dal vivo e online. La seconda metà della partita non è stata così contesa e il Canada si è preso il posto in finale ma la frenesia e l’energia che hanno riempito l’Estádio do Pacaembu erano degni di una semifinale della LEC.
La partita tra Macedonia del Nord e Stati Uniti, purtroppo, non è stata altrettanto eccitante. Gli americani hanno vinto il primo match per 13-8 e il secondo per 13-10 eliminando completamente l’Europa dal Campus Clutch e riconfermando il dominio nordamericano della scena competitiva di Valorant, anche sul fronte universitario.
Prima della finale le G2 Gozen (il team femminile di Valorant campione del mondo) hanno sfidato in uno showmatch delle content creator brasiliane dei Furia. Nonostante si giocasse in amicizia, la partita è stata un’ulteriore dimostrazione del livello raggiunto dall’esport femminile che, con il circuito delle Game Changers, “è destinato a rendere Valorant il primo esport con squadre veramente miste” come ci ha detto Jordan “Zellsis” Montemurro dei Cloud9.
La finale del Red Bull Campus Clutch è iniziata con il dominio assoluto degli Stati Uniti sul Canada. La prima partita è finita 13-4 in favore degli americani, un risultato perfettamente in linea con quella che, secondo la leggenda, è la maledizione degli sparatutto tattici: semifinali epiche ma finali assolutamente unidirezionali. A smentire la profezia ci ha pensato il Canada al game 2 riportando il risultato in pareggio prendendosi Ice box per 13-6. Il terzo game è stato così combattuto che è andato ai supplementari con il team USA che, nonostante una partenza lenta, è riuscito a recuperare round dopo round fino a prendersi la terza mappa per 14-12. La quarta mappa è stata più caotica che combattuta con la tifoseria canadese che ha infiammato tutto il pubblico. Al cambio ruoli il vantaggio era americano ma, nonostante dei clutch che popoleranno i profili TikTok dei fan di Valorant per i prossimi mesi, il team Canada non è riuscito a rimontare dovendo concedere.
É così che gli Stati Uniti si sono conquistati il titolo di campioni mondiali del Red Bull Campus Clutch. Oltre ai cosiddetti bragging rights (il diritto di vantarsi) il team americano si porta a casa 20mila euro e un’esperienza da VIP al prossimo Valorant Champions Tour. “Ci abbiamo messo così tante energie, così tanto sforzo che essere su questo palco ci sembra la giusta ricompensa – ha detto Jeffery “Drakious” Tomaszek del team USA. Non eravamo il team favorito (sicuramente non il preferito dai fan) ma ci siamo divertiti e siamo orgogliosi di aver portato gli USA su questo palco”.
Dopo la caduta dei coriandoli e i festeggiamenti è tempo di riflettere sul vero impatto che questo torneo ha avuto sull’esport di Valorant. Riot Games ha appena lanciato un nuovo ecosistema competitivo per il suo sparatutto tattico ed è tra i meglio progettati dell’industria al momento. È pensato per permettere anche a una squadra semi professionista di farsi largo prima nel suo campionato nazionale e poi in quello regionale per arrivare, persino, ad avere una chance di giocarsi i mondiali.
Tutto ruota intorno al potenziale della narrativa “From zero to hero” (che possiamo tradurre con dalle stalle alle stelle) che non solo da spettacolo ma crea anche delle storie belle da raccontare. Il suo unico problema è che non ha un collegamento diretto con le grarrots, le cosiddette radici dell’esport, composte da tutti quei giocatori che vogliono tentare la strada del professionismo. A colmare questo vuoto ci pensa il Campus Clutch che non va a beneficiare solo i suoi vincitori ma nasconde opportunità fondamentali per tutti i suoi 400mila partecipanti.
Il primo ruolo del torneo universitario di Red Bull, infatti, è quello di essere una vetrina dove giocatori giovanissimi possono mettere in mostra le loro abilità con la consapevolezza di avere un team di produzione e promozione solidissimo alle spalle. Le loro giocate più eroiche saranno su quello schermo e non c’è terreno più fertile del Campus Clutch per essere reclutati da un’organizzazione.
Dopo l’edizione dell’anno scorso sono stati più di 25 i contratti firmati tra player partecipanti al forneo e team delle loro nazioni di appartenenza; con una fondamentale eccezione che dimostra il pieno potenziale di questa competizione. Mohamed “shalaby” Shalaby del team Egitto (i vincitori dell’anno scorso) ha firmato con il team Vitality poche settimane dopo aver alzato il trofeo del torneo universitario. Avere un percorso meritocratico che porta dalla cameretta ai palchi più grandi d’Europa è la vittoria più grande che un titolo esportivo possa conquistare e con una base solida come l’evento organizzato da Red Bull, la piramide competitiva di Valorant è destinata a essere una delle più solide dell’intero ecosistema.