Una delle principali piaghe degli eventi mediatici più importanti è indubbiamente il cosiddetto secondary ticketing: l’acquisto dei biglietti operato da persone, società o siti specializzati che non hanno alcun interesse nella partecipazione all’evento ma il cui unico obiettivo è rivendere i biglietti a un prezzo maggiorato. Le partite di calcio di maggiore importanza sono indubbiamente le prime che registrano problematiche di questo tipo: ultima, solo in ordine temporale, la notizia dell’arresto dei capi ultras della curva juventina che tra i capi d’accusa si ritrovano anche la rivendita dei biglietti con prezzi impensabili, punte di 1.800 €, per assistere alle partite della squadra campione d’Italia negli ultimi otto anni. Per non parlare dei concerti che sperimentano rincari anche del 300%, scoraggiando molti all’acquisto. Una piaga che in alcuni casi crea anche un evidente scarsa partecipazione agli eventi a fronte dei biglietti apparentemente venduti.
Non è esente da questa problematica l’esports, anche se ancora in modo contenuto. L’evento al momento più eclatante riguarderebbe i biglietti per le finali mondiali di League of Legends che quest’anno si disputeranno a Parigi, in Francia, presso l’AccorHotels Arena. A parlarne approfonditamente è stato il portale The Esports Observer che ha osservato come, a pochi minuti dall’esaurimento dei biglietti sul sito ufficiale, fossero già presenti su altri siti gli stessi biglietti a un prezzo dieci volte superiore, portando molti utenti interessati a seguire le finali dal vivo a rinunciare.
Secondo l’analisi di TEO una prima problematica sarebbe nata due ore prima del lancio ufficiale: sarebbe stato erroneamente pubblicato il link personalizzato che Riot aveva inviato ai propri partner commerciali per la vendita dei biglietti. Una questione tuttavia minimizzata da Riot stessa per bocca di Anton Ferraro, responsabile delle comunicazione globali del publisher di League of Legends: “La vendita anticipata ha rappresentato solo una piccola porzione dei biglietti disponibili. La maggior parte dei biglietti è andata regolarmente in vendita all’orario stabilito.”
Una seconda questione deriva dal metodo utilizzato da Ticketmaster, la piattaforma a cui Riot Games si è appoggiata, per evitare che i biglietti siano acquistati dai bot o da siti automatici. Ticketmaster utilizza un meccanismo specifico di coda per cui aveva preventivamente avvisato i propri utenti interessati all’acquisto di autenticarsi almeno dieci minuti prima sulla piattaforma. Una procedura che però non era stata comunicata da Riot Games, creando confusione tra i fan: mentre molti aspettavano in coda, i biglietti erano già praticamente finiti.
Ultima ma non meno importante la questione dell’orario. La comunicazione ufficiale aveva previsto l’inizio delle vendite per le 16:00 CET, ovvero della Central European Time, il fuso orario corrispondente a Greenwich più un’ora. Orario che equivale alle 5:00 pm del Central Europea Summer Time, la nostra cosiddetta ora legale che è attualmente in uso fino al 27 ottobre 2019. Senza troppe sorprese qualcuno deve aver fatto confusione e la vendita dei biglietti è sì partita alle 4:00 pm, ma dell’ora legale: un’ora prima del previsto.
La prima conseguenza è che appena pochi minuti dopo erano già presenti nei siti di rivendita i biglietti per la finale. Il prezzo originale su Ticketmaster era da un minimo di 45 €, di cui 5 € in tasse, fino a un massimo di 87 €. Sui circuiti di secondary ticketing il prezzo di partenza era invece già schizzato a 159 € nei minuti iniziali, con un picco di 800 € raggiunto a fine giornata.
Eppure la rivendita dei biglietti per gli eventi sportivi e di intrattenimento dal vivo è illegale in Francia, così come per l’European Consumer Center, secondo cui: “Vendere biglietti per eventi sportivi, culturali e commerciali senza l’autorizzazione del produttore o dell’organizzatore è vietato e punibile con una multa da 15.000 €.” Definizione presente anche nell’articolo 131-6-2 del codice penale francese.
Le questioni principali sono due e valgono sia per gli esports che per qualsiasi altro evento. Nell’era di internet risulta realmente complesso e inevitabilmente lungo, quando possibile, rintracciare gli acquirenti dei biglietti che utilizzano VPN variabili e hanno a disposizione infiniti modi per risultare introvabili. In secondo luogo le piattaforme di prima vendita dei biglietti non hanno alcun interesse a moderare il fenomeno o a evitarlo, ottenendo ugualmente un ritorno economico derivante dal sold-out dei biglietti.
Al momento Riot Games non ha annunciato di aver preso o di voler prendere contromisure in merito ma è chiaro che per gli eventi futuri è necessaria più trasparenza e più accortezza. Gli esports non sono più un evento che seguono in pochi ma muove le masse e, di conseguenza, attira l’interesse di chi potrebbe ottenerne un guadagno insperato in modo illegale. Si tratta inoltre del secondo caso riscontrato quest’anno in ambito esports: a far scalpore è stato il The International 2019 di Dota2, disputato a Shanghai e che ha sperimentato problematiche simili ai Worlds di League of Legends.