I Moviestar Riders si schierano contro il machismo negli eSports aderendo alla campagna internazionale “My Game My Name”. L’iniziativa, guidata dall’organizzazione Wonder Women Tech (WWT), denuncia il sessismo nel settore dei videogiochi e punta ad aumentare la consapevolezza del problema che devono affrontare le giocatrici.
L’ESPERIMENTO – Come parte della loro adesione all’iniziativa di sensibilizzazione, i Moviestar Riders hanno invitato alcuni dei più importanti player spagnoli a giocare usando alias femminili. Si sono prestati all’esperimento sia “Black” Garcia che Samuel “Sammy” Alejandro Mateos. Entrambi i giocatori hanno confermato che, durante le partite giocate con identità femminili, hanno subito insulti di ogni tipo. E addirittura “Black” è stato espulso dopo nemmeno 20 minuti di gioco. L’esperimento è stato filmato e raccontato in questo video:
Nos ha encantado aportar nuestro granito de arena en la campaña #MyGameMyName de @movistar_es, que denuncia machismo en los videojuegos y eSports a través de profesionales del entorno competitivo.
No lo toleres. Comparte. Denuncia. Participa.#SomosDiversos #SomosMovistarRiders pic.twitter.com/F6yEP2fht9
— Movistar Riders (@Movistar_Riders) March 5, 2019
LA TAVOLA ROTONDA – Per sostenere “My Game My Name”, i Moviestar Riders hanno inoltre organizzato una tavola rotonda moderata da una delle loro atlete, Lara Smirnova. Al dibattito hanno preso parte i player Samuel “Sammy” Alejandro Mateos e “Black” Garcia; la voce narrante dei videogiochi, specializzata in League of Legends, Ainhoa “Noa” Campos; la responsabile della produzione audiovisiva della campagna, Laura Nogales, e il responsabile degli eSports in Spagna, Santiago Peydro. Tutti hanno riportato le loro esperienze, denunciando come questi atteggiamenti sessisti non siano “un caso isolato, ma un problema generalizzato”.
LE TESTIMONIANZE – “Black”, in particolare, ha spiegato che “le donne devono dimostrare il doppio, anche se non sempre glielo permettono”. “Noa” ha invece raccontato come, nel corso della sua carriera professionale, le sia sempre stato contestato il fatto di essere una donna. “Viene spesso insinuato che una donna abbia raggiunto posizioni importanti per aver concesso favori sessuali”, ha dichiarato.
IL SONDAGGIO DI ESPN – In effetti, commenti come “non hai bisogno di venire qui, stai in cucina” o “abbiamo già perso in partenza perché c’è una ragazza nella nostra squadra” sono all’ordine del giorno nelle partite online. I dati sono confermati anche da un sondaggio condotto nel 2017 tra i migliori giocatori di League of Legends del Nord America dall’Entertainment and Sports Programming Network (Espn). Il 27% dei player ha dichiarato che la presenza delle donne in squadra li farebbe “sentire a disagio” e che “correrebbero il rischio di innamorarsi”. Per questo molti non le vogliono.
REGOLE PIÙ SEVERE – Come sottolineato nel corso della discussione, i commenti sessisti sono favoriti dalla protezione offerta dall’anonimato, ma anche dal fatto che restano impuniti. È importante dunque far luce su questi atteggiamenti e, soprattutto, imporre una serie di regole di comportamento da rispettare nell’ambiente digitale, con punizioni severe per chi trasgredisce. In questo senso, spetta alle aziende agire per tutelare le donne e permettere a tutti di dimostrare il proprio talento negli eSports, senza discriminazioni di genere.