Hazelight Studios ci è riuscita di nuovo: Split Fiction, il loro ultimo videogioco cooperativo ha ridefinito cosa significa essere creativi in fatto di game design e ha alzato ancora di più l’asticella superando la precedente fatica dello studio, il vincitore del Game of the Year 2021 It Takes Two.
Il gioco ha al centro la dualità tra il genere fantascientifico e quello fantasy, un’opposizione incarnata dalle due protagoniste, Mio e Zoe (i nomi delle figlie del visionario game director Joseph Fares), una autrice di una storia in un futuro distopico e l’altra di un’avventura in un fatato mondo di draghi e troll.
Le due si incontrano quando una casa editrice miliardaria decide di far provare a un gruppo di giovani scrittori una macchina che, con una realtà virtuale ultra immersiva, mette gli autori al centro delle loro storie in una sorta di bolla di energia. Preoccupata dalla tecnologia, Mio vorrebbe rinunciare ma in una colluttazione con le guardie di sicurezza finisce all’interno della bolla e della simulazione di Zoe.
Dopo un iniziale battibecco, le due protagoniste scoprono che la simulazione high tech serve, in realtà, a rubare tutte le idee dei candidati per poi darle in pasto a un nuovo generatore di contenuti in sviluppo. Così, Mio e Zoe decidono di sabotare la macchina dall’interno andando a trovare i glitch che l’arrivo di Mio ha causato per fermare i piani malvagi dell’azienda.
Ed ecco che inizia il viaggio di chi gioca nel mondo fantasy e in quello fantascientifico delle due protagoniste, un’avventura fatta di livelli ben progettati, di missioni opzionali esilaranti e adrenaliniche e di storie ben raccontate attraverso il game design.
Split Fiction non può essere giocato da soli, si può giocare solo in due (sul divano o online) e in ogni copia è incluso un codice amico così, se due persone sono lontane, basta che una sola delle due acquisti il gioco per poterlo condividere. L’inventiva che Hazelight studios ha messo in questo progetto è da lasciare a bocca aperta.
Ogni livello è composto da una serie di scenari, ciascuno con una sua meccanica. Che sia nel medioevo magico o in un futuro di ninja cybernetici, le due protagoniste hanno a disposizione sempre delle abilità complementari che, insieme, riescono a far progredire la storia. Il problema di molti giochi cooperativi è che queste meccaniche si trascinano per ore, in Split Fiction no: ogni cinque o dieci minuti Mio e Zoe, magari con gli stessi strumenti (una katana antigravità o un drago sputa-acido), fanno qualcosa di completamente diverso rispetto a prima.
Molte delle ottime idee di questo gioco, poi, sono citazioni ben riuscite a grandi classici del passato, dal flipper a Metroid, da SSX a D&D passando per sparatutto, platformer e miriadi di altri generi e sottogeneri. L’originalità trabocca non nell’ispirazione ma nell’implementazione con generi che si contaminano e stereotipi sovvertiti in modi creativi.
Se avete un amico, un partner o una persona cara con cui volete giocare, non possiamo che raccomandarvi di dare una possibilità a Split Fiction perché le risate arriveranno a pacchi, le emozioni saranno forti e il divertimento è assicurato.