Triennale Game Collection: arte e videogioco si incontrano

“L’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte” diceva il filosofo e critico d’arte Dino Formaggio, e il videogioco non fa eccezione. Raramente vediamo celebrato il lato artistico del gaming ma le cose stanno per cambiare.

Triennale Milano, l’istituzione quasi centenaria pilastro della cultura meneghina, in occasione della sua 23ª Esposizione Internazionale dal titolo Unknown Unknowns, an Introduction to Mysteries, ha appena annunciato il secondo volume della Triennale Game Collection – una raccolta di videogiochi sperimentali creati da cinque game designer indipendenti. Curati da Pietro Righi Riva, co-founder e direttore creativo dello studio di sviluppo Santa Ragione, i giochi faranno parte dell’esposizione ma non saranno giocabili sul posto: “li abbiamo pensati così che possiate portarvi a casa un pezzo di mostra” ha detto. Tra i corridoi del Palazzo dell’Arte ci saranno degli schermi che ne mostreranno il gameplay affiancati da un QR code coon cui scaricare gratuitamente l’app per Android iOS, Steam e Mac.

Game Collection Volume 2

Dopo il lancio e il successo (oltre 180.000 download) della Game Collection Vol.1 nel 2016 per la 21ª Esposizione Internazionale, Triennale ha commissionato un videogioco a 5 artisti, provenienti da diverse parti del mondo, invitandoli a interpretare le sfaccettature degli Unknown Unknowns (gli sconosciuti sconosciuti, ovvero le cose e le persone che non sappiamo di non conoscere). ” La commissione di videogiochi nuovi da parte di un museo è un nostro unicum – ha detto Riva – nessuno lo fa. Quando i musei vogliono mettere in mostra dei giochi fanno scouting di titoli compatibili, noi no. Volevamo esperienze strettamente collegate al tema dell’esposizione, per questo abbiamo cercato gli artisti e gli abbiamo commissionato progetti che restano di loro proprietà ma che vengono presentati in anteprima al museo”. Hanno preso forma così cinque storie molto personali, che spaziano dal rapporto tra fisica e tecnologia alla pura gioia degli eventi cosmogonici, dall’elaborazione del lutto alla correlazione tra identità sociale e di genere.

Un’opera di Design “con la D maiuscola”

Per il Volume 2, Pietro Righi Riva, ha scelto i game designer Yijia Chen & Dong Zhou di Optillusion (Cina / USA), Fern Goldfarb-Ramallo (Argentina), Nina Freeman di Star Maid Games (USA), Akwasi Afrane Bediako (Ghana) e Llaura McGee di Dreamfeel (Irlanda). I cinque autori presenteranno in anteprima, con una varietà di approcci e temi che rispecchia la diversità culturale di ognuno, cinque videogiochi, il cui filo conduttore è la riflessione sui misteri dello spazio esterno come chiave di lettura del proprio spazio interiore. La Game Collection regala uno sguardo al futuro, tramite opere d’arte immateriali, accessibili da qualsiasi luogo e alla portata di tutti. “Ho conosciuto grandi menti del game design e del Design con la D maiuscola – continua Riva – Ho dialogato con artisti che non solo solo grandi autori ma anche designer visionari. Abbiamo un ecosistema complesso con regole tecniche stringenti (i cinque giochi sono contenuti all’interno di una singola app, i controlli devono essere touch e operabili con un singolo dito ndr) ma a livello artistico gli autori sono completamente liberi a patto di seguire il tema della triennale. La curatrice di questa edizione dell’Esposizione Internazionale è un’astronoma che ha interpretato il concetto di sconosciuto come mondo altro dalla terra, in senso cosmico”.

I videogame – mini recensione

Ho avuto la possibilità di provare in anteprima i 5 titoli e devo dire che c’è tantissimo da dire e ancora di più su cui riflettere. Sono tutti sviluppati in Unity con stili artistici radicalmente diversi e approcci al game design che sfidano i limiti del possibile.

WADE
by Optillusion [Cina / USA] [disponibile dal 12 luglio]
WADE è una passeggiata lungo le rive di un ampio fiume che sfocia in un mondo sotterraneo. Sarete immersi nell’acqua fino alle ginocchia e ascolterete i canti che provengono dagli abissi. Man mano che vi avventurerete in profondità, lo scenario inizierà a cambiare e vi imbatterete in scenari e oggetti con cui interagire: alcuni vi passeranno semplicemente davanti, altri invece sono veri e propri ostacoli da superare. L’esperienza si completa in una decina di minuti ed è colorata, divertente e leggermente inquietante. Il gioco simboleggia e visualizza le fasi del lutto e i sentimenti di inquietudine che noi esseri umani proviamo quando affrontiamo l’ignoto ma devo ammettere che solo dopo la spiegazione ho iniziato a cogliere i riferimenti giusti nel game design.

Triennale Game Collection: quando arte e videogioco si incontrano

We Are Poems
by Fern Goldfarb-Ramallo [Argentina] [disponibile dal 29 luglio]
In questo universo le regioni queer dello spazio profondo somigliano alla superficie di una bolla di sapone. In questa sandbox che celebra le molte sfaccettature della sessualità, gli elementi si muovono e si modificano in modi inaspettati, seguono regole proprie e non gli importa delle nostre aspettative, impegnati come sono a sbocciare nella versione più elevata di sé. In un fluttuare di particelle sospese, vi ritroverete a nuotare in un’esplosione gioiosa di colori e luci distorte che abbracciano il vuoto come luogo da ricostruire. Attenzione alla soundtrack di alcuni momenti esplorativi, consiglio delle cuffie perché tende a sfociare nell’NSFW.

Nonno’s Legend
by Nina Freeman (Star Maid Games) [USA] [disponibile dal 26 agosto]
Nonno’s Legend è un gioco che vuole accompagnarvi nell’immaginare luoghi mai visti prima. Da bambina, quando Nina andava a trovare i nonni giocava spesso con il loro mappamondo e si divertiva a esplorare la superficie terrestre con la punta delle dita. Il nonno – Nina lo chiama affettuosamente così per via delle sue origini italiane – le mostrava le proprietà magiche di quel mappamondo, che era capace di ridisegnare il pianeta. Muovendo terre di qua e di là, potrete formare nuovi oceani, nuovi continenti, creare nuove isole o dare il massimo e ricostruire l’antica Pangea. Questo gioco non è altro che una tela bianca su cui immaginare un nuovo mondo.

MINE
by Akwasi Bediako Afrane [Ghana] [disponibile dal 16 settembre]
MINE è un gioco di esplorazione in prima persona in cui il pubblico entra in una “miniera aperta” e osserva la correlazione tra risorse minerarie e spazi virtuali. All’interno, la miniera viene esplorata attraverso rendering digitali di minerali e di alcuni dei loro prodotti finali: i componenti elettronici. MINE gioca sulla dis-connessione tra mondo fisico e digitale, sul modo in cui trascuriamo il legame intrinseco esistente tra le materie prime e gli spazi virtuali che abitiamo, e ipotizza che materiali futuri e sconosciuti renderanno possibili nuove realtà.

Triennale Game Collection: quando arte e videogioco si incontrano

Contact
by Llaura McGee (Dreamfeel) [Irlanda] [disponibile dal 30 settembre]
Contact è un gioco sulla ricerca di un’intelligenza extraterrestre. In particolare l’autrice si è ispirata a sé stessa, cresciuta in un piccolo villaggio sperduto credendo che non ci fosse nessuno con una sensibilità uguale alla sua. I giocatori interagiscono con una complessa interfaccia con l’obiettivo di decodificare e comprendere i segnali visivi sullo schermo, questi poi rivelano un testo completamente doppiato (anche in Italiano dalla traduzione dello studio Milanese We Are Müesli) in cui viene narrato un ricordo d’infanzia dell’autrice. Il ricordo, sebbene sia un segnale tipicamente ambiguo, è l’inizio di un percorso di auto-riconoscimento di una giovane donna queer.

La Triennale Game Collection è disponibile gratuitamente su Steam, Google Play Store, e Apple App Store. E da oggi (29/06) è disponibile anche la versione aggiornata e rimodernata della Game Collection Volume 1 per scoprire ancora più sfaccettature del rapporto tra arte e videogiochi.

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