E’ finita, ed è finita nel peggiore dei modi, la proposta di Alessio Butti, promotore assieme ai colleghi Mollicone e Frassinetti, di un emendamento che mirava ad una definizione del tema esports in Italia. Poteva essere una buona occasione per iniziare a sistemare il settore ma la politica, con il più classico dei giochetti all’italiana (un refuso e l’invocazione della tradizione, dello status quo) ha deciso di no.
Galeotta fu la vocale, come abbiamo già avuto modo di raccontare. Ad accendere la miccia delle incomprensioni, ieri, mercoledì 26 giugno, alla Camera, è stato un refuso che cancellando la “e” di esports ha di fatto portato il primo dei promotori a ritirare l’emendamento, convinto dell’inutilità di portare avanti una discussione su un documento che conteneva la parola “sport” laddove avrebbe dovuto esserci il termine “eSports”.
“Credo che qui ci sia un refuso – ha affermato Butti dopo la lettura alla Camera – che solo apparentemente è innocuo, nel senso che è sparita una vocale, è sparita la vocale ‘e’, quindi penso sia mutato anche il significato e l’obiettivo del nostro emendamento, che riguardava i videogiochi, i giochi elettronici, ed ecco la spiegazione della ‘e’ che precedeva il termine ‘sport’. Vedo – ha proseguito Alessio Butti – che anche il relatore annuisce. Quindi, non so se il parere contrario del relatore è riferito all’emendamento che noi stiamo valutando, che però ha nel suo contenuto questo refuso che ho appena indicato, o se invece è nei confronti degli eSports”.
“Vorrei capire questo. Insomma, stiamo parlando comunque di
videogiochi competitivi, che hanno un
mercato di un miliardo e mezzo di dollari, che peraltro, come disciplina sportiva, ha attirato l’attenzione anche del
Cio recentemente, per la quale ci sono veri e propri
cyberatleti che concorrono in competizioni dove ci sono
montepremi addirittura milionari e hanno addirittura una
piattaforma Tv, che è la Twitch Tv, che veicola questo tipo di competizioni. Stiamo parlando di cyberatleti – ha chiosato Butti – allora vorrei capire se il
parere era contrario riferito agli eSports oppure ad un emendamento che francamente visto così non ha alcun senso, e se così fosse, lo ritirerei anche”.
Eloquente la risposta della Lega, secondo la quale regolamentare un nuovo settore,
come sta facendo la Cina, ad esempio, significa andare contro alla tradizione. “Al di là che ovviamente, in forma ufficiale, non potremmo approvare un emendamento che è completamente stravolto dalla mancanza di una semplice lettera – spiega il
relatore Daniele Belotti (Lega) – però, prendendo anche per buono il refuso, diciamo che è un po’
prematuro per gli eSport, poi ognuno può giudicarli come vuole, io sono sempre un po’ tradizionalista e definire uno sportivo uno che sta lì a smanettare davanti al computer magari non è proprio la mia idea di sport”.
“Infatti, l’eSport, pur essendoci un interesse da parte del Cio, non è ancora prevista e non è stata definita come disciplina sportiva. Prendo atto – ha chiuso Belotti – che l’onorevole Butti vede molto più avanti, però noi dobbiamo stare un attimino alle attualità. Prendo atto che l’emendamento 5.22 Butti è ritirato”.