L’intervista a Daniela Vrabie, “Effy”, capitana di Valorant delle LXT Esports. Esportsmag l’ha incontrata in occasione dell’inaugurazione della loro Gaming House a Milano.
Si definisce la “clown” della squadra, anche perché la sua community, come lei stessa spiega, “è un circo”. Ha 23 anni e vanta importanti esperienze competitive a livello europeo. Lei è “Seffyra – Effy”, la capitana delle LXT Esports, neo vincitrici delle Minerva Series, il primo campionato italiano di Valorant. Il suo vero nome è però Daniela Vrabie e, oltre a essere una nota player del famoso fps di Riot Games, è anche una streamer con una community molto attiva su Twitch. Recentemente, la squadra da lei capitanata, ha siglato un’importante partnership con Acer, che ha deciso di supportare le giocatrici fornendo loro i potenti dispositivi della gamma Predator. Esportsmag ha incontrato “Effy” a Milano, in occasione dell’inaugurazione della nuova Gaming House delle LXT.
-
Com’è iniziata la tua carriera negli esports?
La mia carriera negli esports è iniziata circa un anno e mezzo fa. Tra l’altro era il primo torneo femminile organizzato in Italia, però era più un Invitational, infatti si chiamava Lady’s Invitational . Sono stata invitata da una ragazza, abbiamo creato un team, ho avuto le prime esperienze. Poi, con una ragazza di quel team, abbiamo cercato in Europa un altro team per competere, e lei ha continuato. Io, dopo un po’, ho smesso e ho iniziato la mia carriera da caster, quindi sono arrivata a castare il videogioco in Italia. Volevo riprendere la mia carriera da competitive quest’anno, mi è arrivata l’offerta da LXT e da lì è riiniziata l’avventura.
-
Come ti trovi con le altre giocatrici del team?
Dal punto di vista umano davvero bene, mi sento a mio agio. Di solito faccio molta fatica, ci metto un po’ a trovarmi a mio agio con persone nuove, perché sono molto chiusa. Però con loro da subito c’è stata sintonia, infatti sono il clown del gruppo, mettiamola così. Molto bene anche dal punto di vista professionale: quando si parla, si sa che si parla alla player e non alla persona. Quindi, se si vanno a fare commenti del tipo meccanico sul videogioco, non c’è quel “Mi sono offesa perché hai detto questa cosa”, ma è più un “Sto cercando di aiutarti a migliorare come giocatrice dicendoti la mia, il mio consiglio”. Si distingue la player dal lato umano e in entrambi i lati penso che il rapporto sia molto buono.
-
Ti ispiri a qualche modello? C’è qualche giocatrice a livello internazionale che segui?
Un modello non c’è, è più un gruppo di videogiocatrici, ragazze di diversi team. Le G2 Gozen che sono le campionesse europee in questo momento e fanno capire che si può arrivare a quel livello e si può anche rimanere. Ti fanno pensare “Posso farlo anch’io, posso arrivarci anch’io”. Quindi penso siano più ragazze insieme, più player insieme, che mi fanno venir la voglia di migliorare me stessa.
-
Com’è stato vincere le Minerva Series?
Si può sentire dalle nostre voci, perché c’è stato poi il VOD (video on demand) del gioco: eravamo strafelici, perché è stato un periodo stressante, parlo per me almeno. Sono stata messa alla prova come player, quindi ho raggiunto un livello molto basso di testa, perché sono andata a mettere in dubbio me stessa più del solito. È un attimo superare una montagna e alla fine è stato davvero gratificante riuscire a raggiungere il livello e dimostrare che abbiamo lavorato fino ad ora e abbiamo ottenuto questo risultato. Possiamo ottenere di più e tenerci anche il titolo, perché no.
-
La vittoria vi ha spalancato le porte dei VCT Game Changers Contenders, la competizione europea. Quali team avversari vi hanno dato più filo da torcere?
Per quanto riguarda i Contenders, c’è stato in particolare un team free agent, quindi non sotto un’organizzazione, che ha dato effettivamente del filo da torcere a tanti team: The A Team. Penso sia quello che, per quanto riguarda i Contenders, ci ha messo un po’ alla prova. Se devo parlare in linea generale, è stato però Case il team che ci ha fatto capire che possiamo competere a quel livello, perché sono nella top 16 Europa. Riuscire a competere e non ricevere una sconfitta totale, un 13-0 secco, ma combattere allo stesso livello e tenersi quelle mappe, a me personalmente ha aperto il mondo del “Posso essere anch’io a questo livello, manca quella piccola esperienza in più per raggiungerlo”.
-
Tu come donna subisci pressioni non indifferenti visto che, quando si gioca online, le donne ricevono spesso insulti e discriminazioni. A quali risorse interiori attingi per riuscire a mantenere la calma mentre giochi?
Una cosa che tendo a fare è giocare in compagnia di qualcuno. Anche solo avere la voce di qualcuno in sottofondo mi aiuta a calmarmi. Quindi, molte volte, gioco in streaming con una community in cui uno ti butta la battuta, ti fa uno scherzo: così riesci un attimo a riprenderti. Anche perché di solito, se gioco in solitaria, rischio di chiudermi un po’ troppo in me stessa. Evito Valorant per quanto riguarda la solitaria, perché ci sono passata dal punto di vista competitive con gli insulti. Quindi ho avuto quel blocco mentale che non mi dava la possibilità di parlare in videogioco, di comunicare come facevano tutti.
-
Giocare in tornei solo femminili è per voi un’opportunità, qualcosa di inevitabile al momento o un’inutile discriminazione?
Secondo me è un’opportunità: il Game Changers è stato creato per dare possibilità alle donne e agli altri generi emarginati. Quindi il Game Changers non esclude il fatto che io, come team del Game Changers, possa competere anche in altri tornei. Infatti noi partecipiamo anche al Tormenta, che è il torneo italiano, e lì siamo l’unico team femminile con tutti i team maschili: è metterci alla prova. Penso che, arrivata a un certo livello, niente mi impedisca di provare a entrare anche in altre leghe. Quindi penso sia una possibilità. Ovviamente ci sono diverse scuole di pensiero. Molti dicono “Siete privilegiate perché viene fatto questo torneo”. C’è anche la battuta del “Magari posso dire che mi sento donna e partecipo anch’io”.
-
Ci puoi anticipare i vostri progetti futuri?
Penso possa dire poco perché anche noi sappiamo effettivamente poco, ci tengono all’oscuro di tutto. Sicuramente adesso abbiamo il Tormenta. Ci sarà di nuovo il Minerva, quindi la possibilità di qualificarci ai Contenders. Poi, verso fine luglio, di nuovo i Contenders e quindi la possibilità di andare al top 16 EMEA e sul palcoscenico Europa a competere. Adesso, come team, penso che questo sia l’obiettivo ed è quello per cui stiamo lavorando in questo momento.
Qui sotto la video intervista integrale a Seffyra-Effy delle LXT Esports: