Valorant: le LXT Esports si raccontano nella loro Gaming House

L’inaugurazione della nuovissima Gaming House delle LXT Esports a Milano ci ha dato l’opportunità di conoscere da vicino alcune delle player del team creato da Ask Advisory e Lexant SbtA. Ma non solo: ci ha anche permesso di capire perché Acer ha scelto di sponsorizzarle.

Seffyra-Effy, Aranel, Lia, Regi e Giu, le cinque player delle LXT Esports hanno una nuova casa: l’innovativa Gaming House inaugurata a Milano in viale Richard. La presentazione alla stampa del quartier generale del team è stata l’occasione per conoscere meglio alcune delle giocatrici e altri importanti pilastri dello staff delle LXT. Tra le player presenti all’evento c’erano Regi, Giu ed Effy, che hanno rivelato aspetti di sé poco noti al pubblico generalista e parlato meglio di questo progetto e dei suoi valori.

«Ho iniziato a giocare che andavo all’università, quindi ero molto più flessibile nel gestire il mio tempo – ha raccontato Regi, il cui vero nome è Regine Cabael – . Poi ho iniziato a lavorare ed è stato un po’ complicato trovare un equilibrio fra le due cose. Tra l’altro io sono entrata nel team quando già lavoravo, quindi ero consapevole del tempo che avevo. Però, allo stesso tempo, mi piaceva come progetto e come ambiente e in qualche modo sono riuscita a trovare l’equilibrio giusto».

 

Più precoce il primo approccio di Giu, innamoratasi dei videogame sin da bambina grazie al Nintendo DS e poi sempre più appassionata con l’avanzare dell’età: «Quando andavo alle superiori, in una classe principalmente di maschi, ho trovato del feeling giocando a titoli che sono a prevalenza maschile – ha spiegato la player -. Mi invitavano spesso a giocare ed, essendo molto competitiva, mi è piaciuto molto e spero di arrivare in alto».

Alcune di loro sono anche streamer su Twitch, come Seffyra-Effy, che può vantare una community piuttosto attiva: «La mia community è un circo, quindi quando entri dico “Benvenuto al circo, sei anche tu un clown!” – ha scherzato Effy, che tra l’altro è la capitana della squadra -. Tendono a presentarmi come il boss del circo, la persona che fa il clown della situazione e cerca di mettere a proprio agio i nuovi arrivati. C’è anche il gruppo telegram, giornalmente ci si sente: è un gruppo allargato di amici piuttosto che una vera community distaccata».

E dal momento che non tutte streammano, la community di Effy si è presa l’incarico di incoraggiare e seguire anche le sue compagne di squadra, come ha ben raccontato Regi: «Io non sono una streamer, ho fatto qualche stream su Twitch, ma raramente. Quindi non ho una community a cui parlare. Sicuramente la community di Effy si è espansa nel team, le persone che la seguono, seguono anche noi. Però io non sono una figura che parla al pubblico, sono più il pubblico che parla al pubblico».

Tra una dimostrazione di game play e una domanda, le giocatrici hanno anche avuto modo di esprimere la loro opinione su temi quali gaming femminile, inclusione, discriminazione di genere, sessismo. «Diciamo che facciamo il doppio della fatica: non solo dobbiamo provare di essere al livello degli altri, come gli altri, ma dobbiamo anche essere impeccabili perché sennò trovano sempre il pelo nell’uovo – ha spiegato Giu -. Anche se, per esempio, c’è il match making, che si basa sui numeri, e quindi se sono in lobby con un maschio o una femmina siamo allo stesso livello: non c’è tanto da discutere».

Anche Regi ha incontrato qualche difficoltà iniziale nel mondo del gaming, confermando quanto sia più difficile per una donna farsi accettare e rispettare come player rispetto a un uomo: «Partendo dal basso come player, ho dovuto scalare un po’ il pregiudizio che avevano le altre persone ed effettivamente alcuni mi hanno detto che sono migliorata tanto. Come figura ero sconosciuta in Italia, almeno nella comunità di Valorant. È bello dare un esempio alle altre ragazze che stanno subendo questa realtà: questo è il mio obiettivo all’interno del team e ciò che vorrei rappresentare».

E ad affiancare le LXT nel raggiungimento di questo ambizioso traguardo a sostegno dell’inclusione c’è Acer, che ha scelto di sponsorizzare il team dotandolo dei potentissimi dispositivi firmati Predator Gaming: dai desktop Orion 3000 con processori Intel Core di ultima generazione e schede grafiche Nvidia RTX, ai monitor con alto refresh rate e innovative tecnologie di protezione della vista, fino a periferiche dal design iconico.

«Noi crediamo molto nel gaming femminile. È importante che le ragazze diventino un role model per tutte quelle donne che vogliono una carriera negli esports ma che, a causa dei tanti pregiudizi che ancora oggi ci sono verso le donne, hanno difficoltà a portarla avanti – ha commentato Arianna Laura Timeto, marketing e communication manager di Acer -. Io sono anche parte dell’associazione Women in Games, che si occupa di tutelare le professioniste che lavorano nel mondo del gaming e degli esports. Sarà sicuramente importante raccontare quello che fanno le ragazze per normalizzare sempre di più la presenza femminile».

Normalizzare, parola chiave che rappresenta il punto d’arrivo di questo percorso e che si contrappone al ghettizzare: «Bisogna fare in modo che la presenza delle donne diventi sempre più naturale – ha concluso Arianna Laura Timeto -. Ed è importante che brand come Acer e altri, endemici e non, vadano in questa direzione per fare in modo che nel tempo non ci sia più una distinzione di genere, ma un terreno di gioco equo e unico».

Il supporto alla squadra non arriva però solo dagli sponsor o dalla community, ma anche da uno staff d’eccezione. Le giocatrici sono infatti affiancate da diverse figure chiave: uno psicologo, un coach, un nutrizionista, un avvocato e un formatore in grado di aiutare le cinque giovani promesse degli esports a orientarsi in questa professione in modo sano e profittevole. Non solo nell’avvicinarla, nel trovare il giusto ingaggio e nel coltivarla, ma anche nell’assicurarsi un passaggio professionale a fine carriera.

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