Il weekend appena trascorso ha sancito ancora una volta la superiorità dei G2 Esports rispetto ai Fnatic, anche a livello internazionale oltre che europeo. I Fnatic, dopo essersi portati sul 2-0 contro i TES, campioni di Cina dell’LPL e favoriti numero uno nella vittoria del titolo, si sono sgretolati nei tre game successivi, consegnando agli avversari il primo reverse sweep (rimonta completa da 0-2 a 3-2) nella storia dei playoff ai mondiali. Dall’altra i G2 Esports, campioni dell’LEC, hanno schiantato i coreani GENG per 3-0: una vittoria netta, schiacciante e pulita che ha mostrato tutti i singoli punti di forza della rappresentativa europea.
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Per il secondo anno consecutivo i Fnatic si fermano così ai quarti di finale: l’anno scorso contro i Funplus Phoenix, poi campioni, quest’anno contro i TES, come anticipato i potenziali vincitori del torneo. Il 2018, anno della loro ultima finale mondiale, sembra lontanissimo sotto tanti aspetti: ma perché i G2 Esports, alla terza semifinale consecutiva, sono ancora una volta superiori?
La draft. La prima differenza si nota ancora prima di entrare in game. Una definizione non del tutto corretta, in realtà, perché la draft è a tutti gli effetti una componente della partita, spesso vincolante. Sappiamo bene che non avere una draft efficiente e, soprattutto, che riesca a contrastare quella avversaria pone la squadra in una posizione di difficoltà ancora prima di iniziare a giocare. In questi termini i Fnatic si sono mossi benissimo nei primi due game, poi vinti, tuttavia aiutati da una opposizione non troppo determinata dei TES. I cinesi hanno lasciato ai vice-campioni LEC Senna e Ashe, le preferite di Rekkles nel meta attuale, nonché un power-pick ad altissima mobilità come Rakan, nonché Kindred per due volte al jungler Selfmade. Le due vittorie mostrano che quando i Fnatic ottengono ciò che vogliono in draft riescono a utilizzarlo come vantaggio in game: il problema è che non hanno altre armi nelle loro mani. Quando hanno provato a uscire dal seminato, costretti dai TES, le difficoltà sono diventate chiare ed evidenti.
Se privati di tali strumenti i Fnatic entrano in confusione, limitati dalle poche strategie efficacemente utilizzabili. I G2 Esports invece vantano un insieme di giocatori che si adatta facilmente a quasi ogni draft o strategia. Nell’arco dei tre game contro i GENG i G2 Esports hanno utilizzato 12 campioni diversi su 15 potenziali, con una variabilità pari all’80%. I Fnatic su 5 game hanno giocato 17 campioni su 25, pari al 68%. Tali statistiche non sono ovviamente il motivo della sconfitta ma una della tante facce di un’impresa sfiorata. La verità è che i G2 Esports possono vantare un team con alta resilienza, con ogni membro capace di poter giocare praticamente tutti i campioni disponibili con la stessa sinergia. Ma anche uno staff non tanto più preparato quanto più incline a leggere le draft e a comprendere come mettere i propri giocatori nelle migliori condizioni possibili di esecuzione: un plauso in tal senso va a Grabbz e a tutto lo staff, tra cui milita come remote analyst anche l’italiano Dimitri “Noodlez” Zografos.
Le individualità. I G2 Esports possono indiscutibilmente vantare individualità superiori in almeno due corsie. Se la corsia inferiore è solo leggermente a favore dei G2 Esports, con Perkz e Mikyx più solidi e costanti rispetto agli altalenanti Rekkles e Hylissang già menzionati, e un Selfmade che in giungla è chiaramente più fresco e più incline al meta attuale di quanto non lo sia Jankos, in toplane e midlane la differenza è decisamente più netta. In corsia superiore Wunder è probabilmente il toplaner più consistente e affidabile che l’Europa abbia mai prodotto dopo Soaz (senza dimenticare Alphari che, se dovesse mai avere l’opportunità di giocare in un top team, potrebbe mostrare tutte le sue potenzialità). Non esiste un matchup sfavorevole che non possa bilanciare con la sua esperienza e la sua conoscenza dei campioni e del gioco; ampia champion pool, disponibilità a sacrificarsi, sa sempre quanto entrare in teamfight. Il contrario di Bwipo, stella ormai cadente dei Fnatic. Dopo l’exploit del 2018 e di parte del 2019, in cui riuscì a strappare il posto a Soaz, Bwipo è rimasto un ottimo giocatore le cui prestazioni vivono sulle montagne russe. Senza dimenticare la sua ristrettezza di campioni utilizzabili e l’incapacità di fare sempre la scelta non tanto migliore quanto più efficiente per il team. È ormai un giocatore scollegato dal resto del team che gioca una partita a sé.
La differenza ancora più chiara è nella corsia centrale dove Caps è indiscutibilmente uno dei migliori giocatori al mondo in quel ruolo. Sei finali EULCS/LEC vinte consecutivamente negli ultimi tre anni, due con i Fnatic e quattro con i G2 Esports; due finali mondiali nel 2018 e 2019, terzo anno di fila in Top4, in attesa di conoscere l’esito della semifinale contro i Damwon; la vittoria al Mid-Season Invitational 2019. Se Caps ha raggiunto tali risultati non può essere solo merito dei team in cui ha giocato: visione di gioco a 360 gradi, conoscenza dei campioni e dei matchup invidiabile da chiunque. È il miglior midlaner di League of Legends dopo Faker? Non lo possiamo escludere. Dall’altra parte c’è invece un Nemesis che sembra soffrire di un complesso d’inferiorità proprio contro Caps. Sia chiaro, è un ottimo giocatore: ma tutte le potenzialità che un anno fa ipotizzavamo avesse non sono stata mostrate. Facendo sorgere un dubbio: non è che ciò che abbiamo visto era già tutto quello che poteva farci vedere?
Il teamfight. Ultimo punto a favore dei G2 Esports è la loro capacità di prendere vantaggio, o eventualmente recuperare uno svantaggio come nel Game 1 contro i GENG, nelle fasi di mid-game quando iniziano i teamfight. Contrariamente al tipico stile occidentale che mira a dominare le corsie per poi sfruttare il vantaggio accumulato nelle fasi successive, come solitamente mostrano anche i Fnatic, i G2 Esports negli ultimi anni hanno adottato un approccio differente che li porta anche a sacrificare qualcosa nell’early game se ciò significa gettare le basi per avere un miglior posizionamento nelle fasi successive. Il mid-game è il loro regno e il teamfight è la loro arma migliore a disposizione. Sembra quasi di assistere ai team coreani degli anni d’oro quando sembravano indietro rispetto agli avversari per poi, quasi improvvisamente, dominare il primo teamfight del match, conquistare obiettivi e portarsi in vantaggio. I G2 Esports hanno il merito di aver perfezionato questo sistema, evolvendolo in uno stile più ordinato di quello cinese e con più presenza in early di quello coreano.
La rincorsa dei G2 Esports verso la vittoria mondiale passerà da un’altra coreana: i Damwon Gaming. Le due squadre si sono già incontrate lo scorso anno ai quarti di finale con gli europei vincitori per 3-1. Rispetto a dodici mesi fa i Damwon si presentano con un solo cambio, Ghost al posto di Nuclear, ma con uno Showmaker che fa paura, un degno avversario per Caps, e dopo aver dominato l’LCK. Dall’altra parte, ad attendere l’esito, ci sarà la vincitrici del secondo derby cinese: Top Esports contro la sorpresa Suning.
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