Siamo stati nel cuore dei nuovi uffici Ubisoft a Parigi. Lì abbiamo incontrato il fondatore Yves Guillemot, che ha raccontato la sua visione per il futuro della compagnia.
“L’industria del gaming è come una montagna russa: sfidante e insieme davvero eccitante” ha esordito il fondatore dello studio. “La sua crescita è inarrestabile e per questo Ubisoft vuole esserne uno dei catalizzatori”, ha continuato. Le previsioni e l’analisi degli anni passati lasciano a bocca aperta: nel corso degli ultimi 15 anni i videogiocatori sono passati da 300 milioni a 3 miliardi a livello globale e, secondo Ubisoft, saranno 5 miliardi nel 2030 soprattutto grazie ai Gen Z e Gen Alpha.
“Non esistono più barriere d’ingresso e i modelli di business sono tanti e vari: entro il 2030 videogiocare sarà semplice e accessibile come ascoltare musica o guardare video in rete” continua. L’altra faccia di questa crescita sarà l’estrema localizzazione della produzione dei contenuti che, negli universi virtuali (come già avviene in Roblox) saranno creati tanto da professionisti quanto dagli user. Questo approccio sarà fondamentale anche per gli Esport che da globali sono sempre più nazionali, regionali e locali. “Saranno sempre più come il calcio con club ovunque, divisioni che crescono in prestigio e tanti fan che fanno il tifo”.
L’altra grande forza che guida il mondo del gaming è la cosiddetta permanent tech disruption. “L’industria del gaming è l’unica produttrice di intrattenimento che è costretta a evolversi radicalmente insieme allo sviluppo della tecnologia”. E il prossimo passo, secondo Guillemot, è arrivare alla rimozione completa delle limitazioni hardware grazie al cloud computing. “Sarà la chiave per costruire giochi local e social, nativamente cross play e di altissima qualità disponibili su tutti gli schermi”.
Tutto questo per sostenere una tesi importante che non possiamo ignorare: “I videogiochi sono la forma ultima dell’intrattenimento sociale, innovativo e interattivo. O stai al passo o sei fuori”.
E Ubisoft punta a restare al passo con una strategia nettamente diversa dalla concorrenza: dove tutti abbracciano la standardizzazione e le collaborazioni tra giochi ed ecosistemi, il publisher francese punta su Engine proprietari (Anvil e Snowdrop), forti IP proprietarie (Assassin’s Creed, Rainbow Six e Far Cry) e tanti investimenti su Ubisoft+, la loro piattaforma streaming che sarà disponibile su tutte le piattaforme (Pc, Stadia, Luna e presto anche PS e Xbox). Come molti altri studi stanno facendo, però, anche Ubisoft estenderà le sue partnership nel mondo dell’intrattenimento a cominciare con Netflix, per cui è in sviluppo una serie tv firmata Assassin’s Creed e 3 videogiochi mobile.
“Dopo Siege porteremo su mobile anche Just Dance, Assassin’s Creed e tante altre IP. Parte del nostro DNA è usare le nostre risorse per posizionarci in anticipo sulle nuove tecnologie” ha aggiunto, glissando sulla recente debacle NFT: “Quello è un fronte su cui stiamo ancora sperimentando”.
“Sfruttare le nuove tecnologie ci ha sempre dato un vantaggio in passato e vogliamo continuare a farlo con Ubisoft Scalar, il nostro nuovo software proprietario per il Cloud”. L’obiettivo della compagnia è avere una presenza permanente (e una base di abbonati forte) su tutte le piattaforme. Sarà difficile, però, sfidare un gigante come Microsoft. “Parte della nostra strategia di crescita sarà aprire Ubisoft+ a giochi indie e third party” ha annunciato Guillemot, quindi la sfida al Game Pass è aperta.
“I videogiochi sorpasseranno tutte le altre forme di intrattenimento in termini di impatto ed engagement; saranno la ‘forma definitiva’ della socializzazione, dell’espressione artistica e dell’arricchimento delle vite delle persone”, ha concluso il Ceo e Founder di Ubisoft Yves Guillemot.