Una chiesa, un cortile, un filo a simulare una rete di pallavolo o due alberi a sostituire i pali di una porta di calcio. Con gli sport all’aperto, tra una messa e l’altra, a creare una comunità: le generazioni anni ’70 e ’80 sono cresciute così, nelle parrocchie. La Chiesa 2.0, invece, punta sugli esports e su chi, tra gli ecclesiastici, li promuove. E’ il caso di don Patrizio Coppola, più comunemente noto come Padre Joystick.
Il sacerdote irpino, infatti, ha dato il via, il 24 luglio, a “Ora gioco 2020”, il primo evento ludico-culturale promosso dalla fondazione Children Media: un torneo di Fifa 20 tra parrocchie, di cui dà notizia anche il sito Dr.Commodore. “Lo sport digitale è il primo passo per la creazione di una comunità di giovani che vogliano ricominciare a frequentare le piazze, gli oratori e le parrocchie, con rinnovato spirito di convivenza, condivisione e solidarietà”, si legge sul sito dell’evento.
Secondo gli organizzatori, gli esports possono aiutare i giocatori a rafforzare l’autostima e la propria cultura sportiva e a migliorare la comunicazione interpersonale e il gioco di squadra. Gli esports spingono sia i giocatori che gli spettatori a sviluppare la collaborazione, il pensiero critico e quello strategico. La partecipazione alla competizione può anche portare alla nascita di solide relazioni di amicizia tra compagni di squadra, avversari e membri della comunità nel suo complesso.
Il regolamento prevede un campionato a gare settimanali a girone unico diviso in nord, centro-sud ed isole con match “secchi” e qualificazione ai playoff. I team hanno la denominazione e i colori ufficiali (o simili) delle proprie città e sono iscritti in modalità Pro Club, con 2 player ufficiali, più le riserve facoltative. Non resta dunque che seguire il motto “Ora et Labora”, caro al sacerdote irpino e divertirsi al fresco dell’aria condizionata con Fifa 20, nei gioni più caldi dell’anno. E scoprire il valore della solidarietà.