Gabe Newell, co-fondatore del famoso studio di giochi Valve, pensa che usare le nostre mani per giocare ai videogiochi sarà presto un ricordo del passato. In una recente intervista con 1 News of New Zealand, Newell ha fatto delle previsioni sulle interfacce cervello-computer e su come sono destinate a diventare il vero futuro del gioco. “Perché usare le tue periferiche di carne per giocare a Super Smash Bros quando potresti semplicemente pensare alla mossa che vuoi completare?”
Periferiche di carne, ovvero le parti del nostro corpo che utilizziamo per percepire il mondo. Un modo molto curioso di riferirsi a occhi, orecchie e mani. Niente di strano in tutto questo secondo Newell. Nonostante l’interessante scelta di parole, il fondatore di Valve ha una visione intrigante del futuro dei giochi: investire per innovare il controller è essenzialmente inutile perché tutti i migliori giochi useranno collegamenti cervello-computer. “È indistinguibile dalla fantascienza, ora“, ha detto.
Con le interfacce cervello-computer, afferma Newell, saremo in grado di creare esperienze “di gran lunga superiori” a quelle che si basano sugli input umani. Da qui passa a una conversazione molto più filosofica rispetto alla solita intervista al produttore di giochi: “e se potessimo modificare le nostre emozioni, per esempio? Chiede. In effetti, l’iconica storia di Philip K. Dick Do Androids Dream of Electric Sheep? (Blade Runner in Italia) contiene una macchina chiamata “Penfield Mood Organ” che presenta l’esatto enigma morale posto da Newell.
Ma i collegamenti cervello-computer sono più che roba da fantascienza, ora. Valve ha lavorato con una società chiamata OpenBCI per creare un auricolare che leggerà i segnali cerebrali e li utilizzerà per creare esperienze di gioco. La tecnologia è ancora lontana da un prototipo, ma Newell è convinto che potrebbe essere una realtà nel prossimo futuro. Come ogni nuova tecnologia, ci sono pregi e svantaggi nei collegamenti cervello-computer. Il vantaggio qui è un’esperienza di gioco più iperrealistica: Newell menziona la possibilità di “provare” dolore quando sei ferito in un gioco, per esempio. Il principale svantaggio è, ovviamente, il rischio che il cervello venga violato quando viene connesso a internet.
La realtà virtuale continua a raggiungere nuove vette, ma c’è un certo qualcosa nei videogiochi tradizionali che li rende duri a morire: c’è un motivo per cui continuano a prosperare nonostante le tecnologie più nuove e più coinvolgenti. Tuttavia, i collegamenti cervello-computer si stanno muovendo a pieno ritmo e, a un certo punto, nel prossimo futuro, probabilmente saremo in grado di acquistarli a tariffe esorbitanti. Anche Elon Musk crede nel futuro dei link cervello-computer, anche se non necessariamente per scopi di gioco. La compagnia di Musk si chiama Neuralink e ha come obiettivo la cura di malattie celebrali e il collegamento del cervello umano con il digitale in modo da farlo relazionare con le intelligenze artificiali.