Alla reggia di Venaria un percorso espositivo interattivo e ragionato indaga il rapporto tra arte e videogioco tra passato presente e futuro.
Il videogioco è una forma d’arte? Critici, gamer e artisti ne dibattono da decenni ma da qualche anno stiamo vedendo sempre più videogiochi farsi largo tra i corridoi dei musei. Qualche settimana fa vi abbiamo raccontato della Triennale Game Collection Volume 2 (2 giochi sono già disponibili) e ora siamo andati a Torino, per la precisione alla reggia di Venaria Reale, per scoprire una nuova mostra interamente dedicata alla decima arte.
Lo scopo della mostra Play di Venaria
Guido Curto, curatore della mostra e direttore del consorzio delle residenze reali sabaude, racconta così la genesi e l’obiettivo della nuova esposizione: “Questa mostra è un omaggio al videogioco messo in rapporto con l’arte. L’autorialità del videogioco esiste, l’intelligenza creativa è di altissimo livello e l’aspetto iconografico viene messo molto bene in mostra dall’esposizione. É una mostra intellettualmente difficile e complessa perché ci interroga sul rapporto tra realtà e non realtà”.
La Reggia ha dedicato tutto il 2022 al tema del gioco, un comparto creativo e artistico che in troppi associano ancora alla semplice evasione e al passatempo. I videogiochi sono un avamposto dove nascono idee e visioni, una forma d’arte in cui architettura, pittura, scultura, musica, arti performative, poesia, cinema, fumetto e artigianato informatico convivono, dando vita a mondi nuovi condivisi da oltre 3 miliardi di persone sul pianeta.
Lungo le dodici sale del percorso espositivo le tele digitali dei grandi maestri dei videogiochi entrano in dialogo con celebri capolavori del passato e del presente invitandoci a riflettere sulle nuove estetiche, culture, linguaggi, politiche ed economie del XXI secolo.
In questa mostra vedrete dialogare due dipinti di de Chirco con l’estetica di Ico, un action adventure del 2001. Vedrete una scultura di Calder specchiarsi in un frame di Gris e due dipinti di Kandinsky contrapposti a degli screenshot di Rez, uno sparatutto del 2001 dichiaratamente ispirato al lavoro del pittore russo.
I maestri del presente
La Sala dei Maestri, poi, celebra alcuni dei pionieri dei videogiochi ergendoli a icone dell’arte. Persone che hanno cambiato la storia dei videogiochi generando impatti culturali duraturi negli immaginari. Potrete vedere da vicino i lavori dell’artista visivo Yoshitaka Amano, disegnatore iconico di Final Fantasy, del game designer Yu Suzuki, padre di tantissimi videogiochi della Sega, dello sceneggiatore Christian Cantamessa, autore delle narrazioni di Read Dead Redemption, e del piemontese Andrea Pessino fondatore dell’americana Ready at Dawn che ha lavorato a icone come God of War, Okami e Dexter.
A chiusura della sala è presente uno dei musicisti che ha segnato la storia dei videogiochi, Jesper Kyd a cui dobbiamo le melodie di Assassin’s Creeed. I cinque maestri simboleggiano la complessità di un’industria collettiva che può arrivare a richiedere oltre 300 creativi per la realizzazione di un solo videogioco in un’industria da quasi 200 miliardi di dollari ogni anno nel mondo.
Una micro storia dei videogiochi da toccare con mano
La mostra si chiude con la sala Play Homo Ludens. É una ricostruzione di quattro “ambienti”, che spaziano da una sala giochi giapponese degli anni Ottanta fino alla realtà virtuale e hanno l’obiettivo di raccontare la cronologia evolutiva dei videogiochi rispolverando bei ricordi nel pubblico adulto ed aiutando i giovanissimi a comprendere tutte le evoluzioni dei videogiochi, dagli esordi fino al metaverso. È possibile giocare con i cabinati di Pac-man, Street Fighter e Space Invaders, provare una Playstation 1 di Sony e divertirsi con Forza Horizon 5 su una Xbox series X.
Lo spazio Homo Ludens è stato decorato con la collaborazione si Lucca Comics & Games, prestatori di tavole originali e firmate dai maestri della cultura pop internazionale come Jim Lee e Michael Whelan. Tra gli originali nelle sale anche i disegni di Batman, Captain Tsubasa (Holly e Benjy) e Superman.
Com’è visitare la mostra Play di Venaria?
Da appassionato e cultore dei videogiochi, camminare per i corridoi di questa mostra regala una sensazione unica: tutto il gran parlare che abbiamo sentito riguardo i videogiochi, il loro posto nella nostra società e nella cultura si sta finalmente concretizzando. Alcuni accostamenti risultano un po’ forzati agli occhi di un appassionato ma non sono gli appassionati il target di questa esposizione.
Vedere le molte professioni (artistiche e tecniche) che stanno dietro al mondo dei videogiochi venire raccontate, spiegate e analizzate (nel percorso espositivo ci sono diverse interviste realizzate in occasione della mostra ai leggende come Amano o il creatore di Street Fighter) è una gioia per gli occhi nonostante l’approccio sia un poì superficiale. Per l’Italia questo è un primo passo importante e non posso che auspicarmi una fioritura di iniziative simili magari più mirate e attente anche al settore dello sviluppo indipendente.
Se una persona a voi vicina si ostina a non capire la vostra passione per i videogiochi, questa è la mostra a cui portarla: voi potrete godervi alcuni cimeli davvero unici della storia dei videogiochi mentre chi è con voi verrà accompagnatə in un viaggio che mette in comunicazione il gaming e l’arte.