Prima di scrivere e pubblicare la recensione di Forspoken abbiamo deciso di lasciar calmare le acque dell’acceso dibattito scatenatosi dopo l’uscita.
Uno dei momenti peggiori quando si recensisce un gioco è trovare una scintilla di luce in un titolo altrimenti mediocre e vederla sprofondare nel mare di grigiume da cui è emersa. Con queste parole possiamo descrivere Forspoken, la nuova “eslusiva” PS5 (è disponibile anche su Pc) di Square Enix che proprio non è riuscita a conquistarci. Questo gioco ha due anime: una tecnica e seriosa, l’altra irriverente e menefreghista. Il problema di Forspoker è che questi due modi di essere non si intrecciano, anzi, sono in aperta opposizione per tutta la durata del gioco.
Quella della protagonista è una tipica storia del genere manga degli Isekai: un personaggio di norma sfigato viene catapultato in un mondo fantastico dove diventa l’eroe di turno grazie all’interazione con un oggetto magico; e fin qui nulla di male. Il problema è che l’irriverenza della protagonista, il suo approccio esagerato e la sua natura bombastica sono in netta collisione con l’atmosfera seria e drammatica del gioco, della sua storia e dei suoi protagonisti. Ci sono magie oscure, demoni, cattivoni malintenzionati e piani per causare sofferenze a milioni di persone eppure la protagonista si ostina a fare battute inopportune e decisamente cringiose.
La scintilla che abbiamo incontrato giocando a Forspoken, però, è il suo sistema di combattimento dinamico, personalizzabile, aggressivo e strategico. L’incredibile rapidità con cui è possibile concatenare magie, attacchi ad area, colpi corpo a corpo e abilità da distanza è impressionate e si mescola molto bene con l’abilità di parkour al centro dell’esplorazione della mappa. Sconfiggere orde di nemici e miniboss a colpi di fiammate, rocce ed energia viola è seriamente divertente ma, purtroppo, tra uno scontro e l’altro dovrete sorbirvi un sacco di dialogo noioso (che è possibile ridurre nelle opzioni) e un mondo di gioco decisamente deludente.
La parola con cui ci viene più più facile descrivere la situazione è marrone. Il terreno è marrone, le case sono marroni, gli edifici sono marroni, i nemici sono marroni e così via. A una coloratissima serie di magie nell’arsenale di Frey (la protagonista) corrispondono nemici e scenari tra i più dimenticabili degli ultimi anni. Sarebbe bello vedere contrattacchi da parte dei nemici tanto vibranti quanto i nostri attacchi e scenari fantasy pieni di vita ma gli sviluppatori hanno scelto di mettere la protagonista al centro di tutto, sbagliando completamente la sua relazione con il mondo di gioco.
La storia è, anche lei, già sentita, i personaggi secondari non brillano per sviluppo caratteriale e il finale non lascia niente in mano a chi gioca in termini di soddisfazione o sorpresa. Se mai troverete questo titolo a pochissimo forse vale la pena gustarsi il suo ottimo sistema di combattimento ma per il resto ci sentiamo di sconsigliarlo perché, purtroppo, non vale le ore di gioco che vi chiede. Se Square Enix deciderà di investire su un sequel, per riguadagnare il favore della critica non deve fare altro che rendere i toni più seri (il tentativo di fare contenta la Gen Z è palesemente fallito) e colorare un po’ il paesaggio; così Forspoken 2 potrebbe tranquillamente diventare un titolo che consiglieremmo con convinzione.