Redfall riesce a brillare e a distinguersi dalla massa solo in un numero ristrettissimo di situazioni.
In Redfall, Arcane Austin non è riuscita a replicare la magia e l’unicità dei suoi titoli migliori, come Deathloop o Dishonored, perché sembra che abbia messo in piedi un titolo calato dall’alto, con poca personalità e ancora meno momenti di vera brillantezza. Non che l’open world ammazza vampiri a puntate non sia divertente ma, un po’ come suoi i nemici, questo gioco è davvero senz’anima.
Redfall, per chi non ne avesse mai sentito parlare, è uno sparatutto in prima persona in cui il/la protagonista si ritrova su un’isola nel nord-est degli Stati Uniti improvvisamente dominata dai vampiri. La vostra missione è quella di scoprire cosa sia successo, aiutare i superstiti a resistere ai succhiasangue ed eliminare i vampiri supremi, le entità all’origine dell’infestazione.
Potrete vestire i panni di uno di quattro eroi, ciascuno con abilità specifiche e un albero dedicato per svilupparle. Noi abbiamo passato la maggior parte del nostro tempo in compagnia di Remi, una volontaria della guardia costiera che può contare su una carica di C4, un aiutante robot per attirare l’attenzione dei nemici e una ultimate che cura lei e i suoi alleati. A farle compagnia ci sono Jacob, specialista dello stealth che può diventare invisibile, Dev, un inventore la cui ultimate usa la luce ultravioletta per pietrificare i vampiri, e Layla che usa la telecinesi per generare degli scudi per sé e i suoi alleati.
Uno dei momenti migliori di Redfall, infatti, è la sua funzione di gioco in cooperativa, dove è possibile mettere insieme squadre fino a quattro giocatori. Giocare con gli amici non rende la storia meno piatta o il quest design più sviluppato ma le interazioni che si creano tra le abilità dei personaggi rendono l’esperienza più viva e il combattimento più interessante. Il problema principale di Redfall è che la storia e i nemici non stupiscono per originalità, complessità o sfaccettature. Le missioni possono sempre riassumersi in “vai lì, prendi l’oggetto, uccidi i nemici, usa l’oggetto, torna alla base” e il mondo di gioco non riesce a catturare l’attenzione di chi sta vivendo l’avventura. La ricostruzione di un’isola americana in stile Martha’s Vineyard è ben fatta ma nessuno era alla ricerca di un’esperienza sparatutto in un’ambientazione del genere che ci ha lasciati, onestamente, molto freddi.
Dove c’è da divertirsi è nell’arsenale di armi a disposizione in cui Arkane Austin sembra aver riversato tutta la sua creatività. Pistole e fucili a pompa si uniscono a lanciapaletti per impalare a distanza i vampiri e ad armi a luce ultravioletta per pietrificare i nemici. La divisione per rarità e livelli, poi, dà un buon senso di progressione anche se nelle prime due ore di gioco è così frustrante tirare giù i nemici più grossi che quando iniziano ad arrivare le prime armi automatiche sembrano rotte o buggate perché il balzo in avanti nei danni inflitti è davvero ampio. I boss, poi, sono ben fatti e rappresentano, anche dal punto di vista del gameplay, il culmine narrativo delle zone in cui è divisa l’esperienza di Redfall. Questo gioco, infatti, non è un open world come ne sono usciti a dozzine ultimamente perché ogni capitolo della sua storia (che va dal liberare una base per i civili al riconquistare il territorio per finire con la caccia al vampiro supremo) è ambientato in una zona diversa dell’isola che diventa inaccessibile una volta completata.
Giocando per la maggior parte in solitaria ci sono volute poco più di 30 ore per completarlo ma l’avventura ci ha lasciato davvero perplessi su quali siano state le decisioni che hanno portato alla creazione di un prodotto come questo. Redfall è disponibile su Xbox Game Pass e se siete abbonati noi vi consigliamo comunque di dargli una possibilità, soprattutto se avete altri due o tre amici che potete coinvolgere nelle vostre avventure. Arkane Austin i videogiochi li sa fare e c’è del materiale per divertirsi tra combo pazze di abilità, armi dotate di paletti per fare mosse finali esplosive ai vampiri e battaglie con i boss multi fase dove sperimentare strategie di danno e supporto. Quello che viene da chiederci, però, è perché dopo opere originali e uniche come Dishonored e Deathloop lo studio abbia optato per un’ambientazione così blanda, dei nemici così poco unici come i vampiri e un quest design così poco creativo.
Sembra quasi che Microsoft sia andata da loro chiedendo un’avventura che funzionasse bene in singolo e in gruppo, con un’ambientazione e dei nemici familiari e un gameplay non troppo complesso o scalare. Non riusciamo a capire dove siano finite la stranezza intrinseca e la brillantezza stilistica che da sempre caratterizzano questo studio e che hanno dato alla luce dei prodotti che sono entrati nella storia del gaming. Quello che ci rende più perplessi è che il potenziale per fare le cose più strane e più coinvolgenti c’era, soprattutto nelle missioni più importanti in cui si affrontano i vampiri supremi. Invece ci siamo ritrovati con una narrativa stereotipata, delle ambientazioni che non prendono rischi e un gameplay rifinito ma già visto.
É difficile raccomandare l’acquisto di questo gioco perché c’è davvero poco di unico e intramontabile. Se siete abbonati al Game Pass (dove questo gioco è stato pensato per risiedere), però, c’è del potenziale. Se avete un party di amici, quella di Redfall sembra quasi una campagna di DnD che in sette o otto serate potreste portarvi a casa uscendone ogni volta con una buona dose di divertimento. Non è nulla di speciale ma il combattimento è preciso e la progressione è gratificante ed è perfetto per quando si ha voglia di sparare senza pensare troppo.