Tra i commentatori del torneo di eTennis del Roland Garros, Rivenzi ci ha raccontato la sua opinione sul connubio tra gaming e sport.
Insieme alla content creator Marianne “LittleBigWhale”, un’altra figura del mondo dell’influencing Théo Reunbot “Rivenzi” è stato protagonista alle recenti finali del Roland Garros eSeries. Il duo ha avuto l’occasione di commentare le fasi finali, facendosi accompagnare da un ospite d’eccezione come Gilles Simon, il tennista francese più vincente di sempre nell’era degli slam.
Rivenzi: da Twitch al Roland Garros
In occasione del torneo abbiamo avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere proprio con Rivenzi, partendo da una domanda semplice. Cosa significa per lui il Roland Garros? “Per me il Roland Garros è semplicemente leggendario. Fin da quando ero un bambino ho sempre guardato il Roland Garros con la mia famiglia. Sono un appassionato di sport e porto spesso degli eventi anche sul mio canale perché sono grandi opportunità per condividere i momenti più emozionanti con i miei follower, tennis incluso.”
Rivenzi è tornato in questo 2023 dopo essere stato presente anche l’anno precedente. “Per me è sempre un’esperienza pazzesca. Mi permette di conoscere gente di altissimo livello con cui parlare di sport e di videogame. Alcuni anni fa non avrei mai pensato di essere su Twitch a giocare ai videogiochi e oggi sono al Roland Garros”. Un’esperienza raccontata anche dal giocatore Benghazi, da noi intervistato qualche giorno fa.
Le impressioni su Tennis Clash
Tennis Clash è un videogioco mobile per smartphone e tablet. Decisamente semplice e intuitivo e forse proprio per questo scelto come corrispettivo digitale di uno dei quattro slam di tennis. “È un videogioco mobile per cui riesce a raggiungere sia gli hardcore gamer che i casual gamer. È fruibile a un pubblico decisamente ampio, magari quel tipo di pubblico che non ha molto tempo per giocare e preferisce un titolo rapido”.
Alle qualifiche per le Roland Garros eSeries hanno partecipato oltre 400.000 utenti. Una chiave di questo successo potrebbe essere proprio il suo essere un gioco mobile, no? “Esatto, come anticipato può rivolgersi a un pubblico eterogeneo: dai proplayer ai content creator, dai casual gamer a chi vuole semplicemente staccare la testa per pochi minuti divertendosi prima di andare a lavoro”.
Digitale contro reale
Ma è difficile commentare un un match di eTennis? “È un’ottima domanda. Io penso che in primis i videogiochi abbiano bisogno di maggior educazione e consapevolezza perché l’obiettivo di chi commenta è permettere a più persone possibili di capire cosa stia succedendo durante una partita. Anche se si gioca su un telefono, su un computer o una console, è incredibile la velocità con cui i migliori giocatori prendono le decisioni e le eseguono”.
Esiste un collegamento tra gli sport tradizionali e gli esports? “Il parallelo può arrivare molto, molto in fondo, soprattutto quando si paragona la preparazione nelle due discipline. Come possiamo vedere nelle più importanti organizzazioni esports, si fa spesso affidamento a figure che hanno una lunga esperienza nel mondo dello sport. Un esempio sono i Vitality, vincitori del Major di Cs:go: sono supportati da uno staff preso in buona parte dagli sport tradizionali”.
Verso le Olimpiadi
Nel 2024 Parigi ospiterà le Olimpiadi e in molti pensano che ci sarà un’occasione per vedere diversi eventi esports collegati ai Giochi. “Per molto tempo il Cio ha pensato a come implementare un sistema integrato con i videogiochi. Oggi abbiamo finalmente le Olympic Esport Series che vedremo a fine giugno a Singapore. Non sappiamo cosa succederà nel 2024 ma credo che le premesse per un evento dedicato ci siano tutte”.
Alle Olympic Esports Series ci saranno videogiochi strettamente legati con lo sport tradizionale. È un bene o un male? “Questa iniziativa è stata critica da numerosi giocatori esports, affermando che i titoli scelti non sono rappresentativi della scena competitiva di oggi. Non ci sono League of Legends o Counter-Strike, ad esempio, ma credo che l’esports non abbia necessariamente bisogno delle Olimpiadi per esistere. I videogiochi sono qualcosa di diverso dallo sport e la visione del Cio va in quella direzione”.