Un gruppo di personalità e esperti della scena esportiva tedesca scrive un documento richiedendo l’attenzione della politica per rilanciare il settore e fare del paese hub europeo degli esports.
Serve far qualcosa per il rilancio degli esports in Germania, e per farlo occorre che la politica scenda in campo con maggior decisione. Questo, in estrema sintesi, il messaggio del documento pubblicato online da un gruppo di personalità del settore esportivo tedesco, comprendente proprietari e responsabili di importanti team esports, noti player e altre personalità della scena esportiva del paese.
Si tratta di un documento che, osservando bene, parla sì della situazione degli esports in Germania, ma con termini e concetti che potrebbero essere in gran parte riadattati e riproposti all’Italia.
In Italia si parla, da anni, del cosiddetto “anno zero” degli esports, senza che mai arrivi un evento, una decisione, un qualcosa che faccia presagire a una svolta per il settore, che continua a vivacchiare (a livello di immagine) sui successi competitivi di qualche team gestito con oculatezza e delle squadre eNazionali, e su ventilate partnership delle quali tuttavia (ancora oggi) mai è dato sapere il valore commerciale (a livello economico).
Negli ultimi anni si è concretizzato l’interessamento del Coni, c’è stato in più occasioni un timido avvicinamento della politica (il tema è stato portato più volte anche all’attenzione di Camera e Senato). Nel contempo anche Iidea, l’associazione di chi i videogame li sviluppa, continua a tenere monitorata la situazione, anche se con un interesse diverso.
Vediamo dunque cosa scrivono gli esperti del settore tedeschi. “Sebbene l’industria sia ora relativamente ben consolidata”, esordiscono, “la svolta verso il mainstream in questo paese è ancora molto lontana”. Il riferimento è ad altri paesi europei, come la Francia e la Danimarca (e chissà, forse anche a San Marino) ma anche all’inarrivabile Corea.
Quello che denunciano gli esperti sono gli “sconvolgimenti” che hanno scombussolato l’ecosistema (qualcuno critica anche la Virtual Bundesliga, che è l’analogo della nostra eSerie A, per dirne una, Ndr), ma anche “un’organizzazione in gran parte lenta delle parti interessate” e “una mancanza di consenso sul futuro degli esport nel loro complesso”. Problemi che “gettano una pallida luce sullo status quo” e in particolare sul futuro.
“Qual è la nostra visione degli esport in Germania nel 2030?. L’attenzione”, questa la prima, abbozzata, risposta, “non dovrebbe essere focalizzata sull’opportunità o meno di includere gli esport nelle strutture dello sport tradizionale, ma su come noi stessi possiamo posizionare in modo sostenibile la Germania come luogo di esport per il futuro”.
Si parla quindi delle sfide che il settore pone, dalla monetizzazione degli esport professionistici, alla promozione di giovani talenti, dalle infrastrutture a una maggiore rappresentanza a livello nazionale e internazionale.
Le proposte, concrete, partono dagli eventi. “La Germania ha un gran numero di sedi che sono adatte per ospitare eventi offline e stanno vivendo un tasso di occupazione più elevato di altre. In città come Colonia o Berlino, l’esperienza ha dimostrato che i tornei di e-sport con rilevanza internazionale contribuiscono alla creazione di valore regionale”.
Un altro pilastro importante è nel “riconoscimento dello status di organizzazione non-profit”, per le organizzazioni che si occupano di esport, potendo così contare, ad esempio, su benefici fiscali e donazioni.
Secondo gli esperti “gli sviluppi futuri devono concentrarsi sulla formazione degli eAtleti”, con accademie, centri di formazione e università che “dovrebbero lavorare a stretto contatto con gli sport professionistici e popolari per sviluppare una strategia di sviluppo globale per la Germania come sede di esport”.
Poi viene considerato il discorso scientifico sugli esport, che “è una grande opportunità per l’ulteriore sviluppo della location”, con la Germania che già è il luogo di nascita delll’Esports Research Network, più grande rete di ricerca sugli esport al mondo.
Per essere in grado di affrontare le sfide attuali e future “è necessaria un’associazione centrale ben posizionata per gli esport in Germania”. Un soggetto che non può essere la eSports player foundation, ma neanche la più quotata eSport-Bund Deutschlands (Esbd), che negli ultimi anni non è stata in grado di raggiungere i suoi obiettivi.
Così il documento sottolinea quanto sia importante il ruolo della politica, che “può sostenere attivamente lo sviluppo strutturale degli esport”, anche se per far questo “un gruppo di lavoro dovrebbe essere avviato a livello statale. I governi statali e anche il governo federale dovrebbero istituzionalizzare tavole rotonde sul tema degli esport, in cui membri del governo e rappresentanti dell’industria e della comunità entrano in dialogo”.
Ma soprattutto occorre “non ripetere i fallimenti del passato”, garantendo quindi un impegno maggiore, e più attiva, nelle associazioni. “Solo in questo modo”, sostengono gli esperti, “è possibile sviluppare temi specialistici e posizionamento in modo mirato e attuare misure concrete per la protezione dei giovani attivi negli esports, la distinzione dal gioco d’azzardo, l’internazionalizzazione, la partecipazione alle Olimpiadi e la formazione di lavoratori qualificati”.
Queste alcune delle personalità esportive teutoniche che hanno contribuito alla redazione del documento: Anna Baumann, Dennis Bluhm, Max Brömel, Andy Franke, Dennis Gehlen, Prof. Dr. Christopher Grieben, Johannes Gorzel, Dr. Julia Hiltscher, Matthias Konen, Marius Loewe, Jana Möglich, Alexander Müller, Marco Niemann, Prof. Dr. Tobias Scholz, Franziska Seitz e Gian Luca Vitale.
Da ultimo il documento completo, per chi volesse cimentarsi con la lingua tedesca.