Una delle leggende viventi dell’esports ci racconta la sua visione per il presente e il futuro della sua compagnia.
Nel tempio dell’esports polacco, l’IEM Katowice 2024, abbiamo intervistato Michal “Carmac” Blicharz vicepresidente del product development in ESL per parlare dell’evento, del futuro di ELS e di come cambierà l’ecosistema degli esports nei prossimi 10 anni. Ecco la nostra chiacchierata.
Cosa rende Katowice così unica?
“Che non ci sarà mai un’altra Katowice. Competere qui non è solo affrontare i migliori team al mondo in questo momento ma affrontare i migliori di sempre, a livello storico perché il confronto generazionale è costante. La storia, a Katowice, ha un impatto diverso.
Io sono decisamente infastidito dal concetto di mainstream, qualunque interesse nel 2024 ha un suo canale YouTube o un suo subreddit, ed è probabile che se non sono milioni, i fan in quella community sono decine di migliaia e Katowice è l’epitome di quello che si può raggiungere valorizzando e investendo in una community. Io conosco capi di stato che competono in un esports come hobby.
Qui (a Katowice ndr) abbiamo un evento speciale con un’ottima tradizione: molto del suo valore è la sua eredità e i giocatori vengono perché vogliono far parte di quell’eredità. Questo è ciò che vogliamo che resti vero per Katowice a 10 anni da adesso. Quello che vogliamo aggiornare è il valore a livello di intrattenimento. Nella cerimonia di apertura c’è un ex campione che porta fuori il trofeo per onorare chi ha vinto in passato e la nostra storia. Non siamo Dubai, siamo Roma. Nei prossimi 5-10 anni mi aspetto un evento simile alla finale della Champions League di 10 anni fa”.
Abbiamo visto una crescita molto rapida del fenomeno delle co-stream, come influenzerà la sostenibilità di ESL?
“Noi approcciamo le co stream con giudizio. La cosa buona è che allargano il pubblico, e lì dobbiamo chinare il capo e andare incontro agli spettatori dove loro vogliono stare. Al contempo, però, le co stream indeboliscono il nostro segnale perché non c’è più un rapporto diretto tra ESL e il pubblico ma si viene a creare una situazione per cui c’è un intermediario tra noi e gli spettatori.
Io in prima persona spesso odio i commentatori quando guardo la Champions e vorrei sceglierne di nuovi, dare questa possibilità e questa scelta a chi guarda, secondo me, è dove l’intrattenimento sta andando. A dieci anni da ora, guardando anche la Serie A potremo scegliere tra il grande vecchio sessantenne o un quattordicenne super al passo con i tempi. Dobbiamo chiederci e capire come ottimizzare a livello di business il rapporto tra la felicità del consumatore e il benessere della lega. Dobbiamo sempre ricordarci che solo iI top 5% dell’intrattenimento online genera il 95% dei ricavi”.
Perché avete deciso di investire in Overwatch?
“Overwatch è l’esempio di un gioco che è stato intrappolato in una struttura nordamericana senza successo perché mancava un vero path to pro che, nella NBA e nella NFL, per esempio, è rappresentato dal sistema dei college. Ora noi vogliamo costruire tramite le competizioni open e top di Faceit un modo per migliorare il flusso di giocatori verso la cima. Abbiamo creato spazio e questo crea nuove possibilità”.
Che Ruolo ha Faceit Watch in questo ecosistema?
“Faceit Watch è il prodotto di un ragionamento che abbiamo fatto in relazione alle costream di cui parlavamo prima. C’è una tendenza nell’industria nel fare contenti gli spettatori più casual, con Watch abbiamo fatto l’opposto: crediamo che ci sia un pubblico di giocatori molto esigenti che sono alla ricerca di un’esperienza molto personalizzabile. Questo non è mai stato fatto fino ad ora quindi ora vediamo come reagirà il pubblico. I fan degli esports sono decisamente dei nerd quindi crediamo che una cosa di questo tipo potrebbe fargli piacere. Vogliamo interagire con più community possibile, offrirgli piattaforme con cui interagire ed esprimersi nel modo migliore che abbiamo a disposizione”.