Once Human è l’incarnazione di ciò che succede quando uno sviluppatore ha il solo obiettivo di inseguire una moda senza avere nulla da dire.
L’unico punto a favore di Once Human, un survival a base di zombie da poco rilasciato da Starry Studio, è che è gratis. Scaricando i suoi 50 giga avrete accesso a una cinquantina di ore di mediocre gameplay survival che, però, offre molte personalizzazioni e qualcosa da fare nel nulla cosmico dell’agosto in città.
Se avete qualunque altro gioco in lista o sul vostro radar andate lì perché, almeno in termini di originalità, avrà sicuramente più da offrirvi di Once Human. Non lo diciamo perché nelle prime 2 ore di gioco si fa poco altro oltre a prendere a pugni alberi e rocce, nemmeno perché la storia (e le sue premesse) sono un concentrato di banalità già visto, e neanche perché la sua progressione è più lenta di un elefante.
Once Human è un gioco senza l’ombra di un’identità, questo è il motivo per cui dovreste evitarlo. Volete un buon survival? Ci sono V Rising e Nightingale, volete un survival stupido ma che vi farà morire dal ridere? C’è Palworld, volete un bel gioco di Zombie? Ce ne sono a decine di più idonei di questo a occupare il vostro tempo.
Se proprio deciderete di provarlo, e solo perché è gratis, però, potreste trovarsi di fronte a un creature design inspiegabilmente ispirato. I nemici e i companion di Once Human, infatti, sono sorprendentemente unici, variegati e belli da vedere. Cosa che non si può dire delle unità nemiche di molti giochi citati finora.
I boss, poi, sarebbero particolarmente degni di nota non fossero incredibilmente stupidi. Per la maggior parte di loro, infatti, basta aspettare una generosa finestra di inattività dietro una copertura, sparare un po’ e ripetere, tutto qui, nessuna variazione o meccanica. Questo sempre che siate sopravvissuti al tedioso e insensato processo di ottenimento della prima arma da fuoco in cui, per qualche motivo, serve un sacco di carbone.
Once Human, almeno, è bello da vedere quando si costruisce la propria casa dei sogni dell’apocalisse. I materiali sono tanto fastidiosi quanto potete immaginarvi da reperire, il risultato finale, però, lascia abbastanza soddisfatti. Visto che è anche possibile trasportare intere costruzioni da un territorio all’altro possiamo concedere al gioco di aver almeno azzeccato questo aspetto non secondario dei survival.
Questo però non basta a far andare giù i seguenti difetti riscontrati non solo da noi ma da una larga parte della community: eterni tempi di attesa per entrare, mancanza di dialoghi o animazioni in ogni dove, sparizione di intere basi dall’esistenza per nessun motivo, menu infiniti tra cui navigare per fare qualsiasi cosa e, dulcis in fundo, reset di tutti i server di gioco ogni 6 settimane per “mantenere tutti alla pari e facilitare l’arrivo di nuovi giocatori”.
Tutti insieme, secondo noi, i difetti di questo gioco non riescono ad essere attutiti dalle poche cose che fa bene, soprattutto se consideriamo che il suo lato free to play è foriero di una monetizzazione quanto mai aggressiva e sospetta. Quello che si prospettava come un progetto interessante, purtroppo, si è rivelato un’opera all’inseguimento delle mode con nulla da dire e del talento sprecato in fatto di design di nemici ed npc.