Warhorse Studios ha dato il meglio di sé per Kingdom Come: Deliverance 2 forgiando un’avventura realistica in un medioevo tutto da vivere
Ogni tanto arriva sul mercato un videogioco che ha il coraggio di fare a modo suo. Magari non va subito bene ma se la visione dietro il progetto è forte a sufficienza, il seme piantato un anno può dare grandi frutti se gli viene dato il tempo di crescere. Questo è il caso di Kingdom Come: Deliverance 2, seguito diretto dell’acclamato e criticato primo capitolo che prende le buone idee del suo predecessore e le realizza al loro pieno potenziale.
Ci sono due modi per descrivere questo gioco, uno più banale ma d’impatto, e uno che rende giustizia al lavoro di fino che hanno fatto, negli ultimi sei anni, gli sviluppatori di Warhorse Studios. Il primo è anche breve: Kingdom Come Deliverance 2 è GTA ma nel medioevo. Il secondo, che preferiamo, è leggermente più lungo: Kingdom Come Deliverance 2 è un GDR d’azione completamente calato nella Boemia del 1402 che trasporta chi gioca nel bel mezzo di una guerra di successione medievale.
Siamo volati a Praga per provare quattro ore di questo attesissimo sequel e ne siamo rimasti completamente stregati. Il primo capitolo, che ha venduto più di sei milioni di copie, ha ammassato orde di fan fedelissimi nonostante qualche problema tecnico non indifferente e un sistema di combattimento non proprio accessibile. Questo secondo capitolo, che può essere goduto anche senza aver giocato il primo, punta non solo a risolvere i problemi del suo predecessore ma a portare questo gioco a concretizzare la visione originale del suo leggendario creatore: Daniel Vávra, il direttore del primo Mafia.
Gli sviluppatori ci tengono a precisare che quella di KCD2 non è una simulazione medievale: alcune cose sono necessariamente diverse perché il gioco deve restare divertente e coinvolgente. Da quello che abbiamo potuto vedere, e vista la formazione di chi scrive da storico medievale, l’opera di Warhorse è forse l’unica opportunità disponibile sul mercato per vivere in prima persona un medioevo non fantasy ma realistico e imbevuto di riferimenti storici. Dai pregiudizi all’economia, dalle tradizioni ai combattimenti, questo gioco è ancorato nella storia e non potremmo esserne più felici.
La nostra prova è iniziata con le prime tre ore di gioco ambientate nelle foreste che circondano il castello di Trosky. Qui continua la storia di Henry di Skalica (il protagonista del primo capitolo), scudiero di Hans Capon, in missione per consegnare una lettera di massima importanza in una Boemia nel pieno di una guerra di successione. Attaccati dai banditi e separati dalle loro armature, Henry e Hans sopravvivono per miracolo e trovano rifugio in una capanna nella foresta.
Lì un’anziana esperta di rimedi li rimette in sesto (insegnando al giocatore anche l’interessantissimo sistema di creazione delle pozioni del gioco) per poi farli continuare con la loro missione. Arrivati al castello, però (avendo loro perso insegne, vestiti, armature e cavalli) non vengono creduti dalle guardie e, dopo una secchiata di letame, vengono respinti. Qui iniziano le loro fatiche non solo per rimettersi in piedi ma anche per salvare la proposta di alleanza che sono stati incaricati di consegnare.
La seconda parte della nostra demo ci ha dato un assaggio del gioiello che aspetta i fan del medioevo in Kingdom Come Deliverance 2: la città di Kuttemberg. Ricostruita mattone dopo mattone, strada dopo strada, taverna dopo taverna, questa porzione del gioco è un viaggio nell’ambiente urbano di inizio ‘400 tra corporazioni, decreti, intrighi ecclesiastici e giochi di potere. Qui abbiamo vissuto solo una missione secondaria che, però, ci ha fatto combattere in punta di spada.
Per aiutare un maestro schermidore di Francoforte ad aprire la sua scuola di scherma a Kuttemberg, dopo un po’ di peripezie, abbiamo dovuto sfidare il fraudolento maestro (non incaricato dal re) che in quel momento stava in città. I combattimenti che abbiamo fatto ci sono piaciuti tantissimo, non solo è tornato il sistema a stella per indirizzare i colpi ma è stato semplificato con un sistema di attacchi efficaci e parabili, un modo per bloccare anche le sequenze avversarie e una semplificazione generale in fatto di tempi di reazione e combinazioni. Chi non volesse cimentarsi con la scherma medievale, poi, avrà a disposizione mazze da guerra (che hanno un solo tipo di colpo e parata) e persino le prime armi da fuoco usate in guerra in Europa.
Durante tutte queste sezioni abbiamo avuto modo di interagire con i sistemi di inventario, di progressione e, soprattutto, di ruolistica del gioco e possiamo confermarvi la sua natura di opera “vecchio stile”. Le scelte hanno delle conseguenze perduranti, le relazioni con i personaggi si evolvono e il mondo intorno a voi reagisce al vostro orientamento morale. L’esperienza forgiata da Warhorse Studios, che uscirà il 25 febbraio 2025, ci ha lasciati pieni di speranze: c’è tanto lavoro di fino dietro, sia a livello narrativo sia meccanico e le possibilità potrebbero essere moltissime. Sappiamo che il gioco base potrebbe durare tra le 80 e le 100 ore e non ci resta che aspettare di provare la sua versione definitiva per capire se Kingdom Come Deliverance 2 è davvero il kolossal medievale realistico che stavamo aspettando.