Dustborn recensione erede Detroit

Dustborn è un’avventura narrativa ben sviluppata e in grado di far ragionare sul nostro presente e, soprattutto, sul futuro.

Dustborn è un gioco di cui c’era bisogno. Essendo un’avventura narrativa con poca azione potrebbe non essere per tutti ma, dopo aver raggiunto i titoli di coda, ci sentiamo di raccomandare l’investimento di 12 o 13 ore del vostro tempo per imbarcarvi in un viaggio coast to coast che non dimenticherete.

Le premesse di Dustborn sono quelle di un futuro alternativo: un mondo in cui JFK è sopravvissuto all’attentato ed è diventato un presidente così autoritario da scatenare una seconda guerra civile. La California ha fatto la secessione ed è diventata una una tecnocrazia senza scrupoli, mentre il resto degli Stati Uniti sono nelle mani di una dittatura militarista.

Dustborn recensione erede Detroit

30 anni prima dell’inizio della storia la Trasmissione, un misterioso segnale fortissimo udito da chiunque negli USA, ha creato gli Anomali, una nuova specie di umani in grado di usare le parole per cambiare come gli altri percepiscono la realtà. Pax, la protagonista di Dustborn, è una di loro e, attivando il suo Vox (questo il nome dei poteri), può scatenare tutta una serie di emozioni negative in chi la ascolta.

La sua storia inizia scappando da un colpo riuscito a una struttura dei Puritani (i tecnocrati californiani): un misterioso benefattore ha offerto a lei e al suo gruppo di amici un’ingente somma e un passaggio sicuro fuori da entrambe le dittature in cambio di preziosissime informazioni. Il tramite è Theo, un infiltrato che da 10 anni lavora per i Puritani, e a farle compagnia ci sono Sai, una ragazza in grado di trasformare la sua pelle in cemento e Noam, che può fare gaslighting a chiunque e fargli credere che vada tutto bene.

Dustborn recensione erede Detroit

Dopo una fuga inverosimile i protagonisti si preparano a partire per il loro lungo viaggio avendo come storia di copertura quella di essere una band in tour, il nome del neonato gruppo musicale? The Dustborn. Non vi faremo alcuno spoiler sulla storia visto che è quasi tutto ciò che il gioco ha da offrire, sappiate solo che è completamente nelle vostre mani: dalla vostra relazione con i compagni di squadra vecchi e nuovi, alle decisioni su come affrontare le diverse situazioni per finire con i molti colpi di scena che vi aspettano nell’epilogo.

C’è un motivo se a pubblicare questo videogioco è la nuova divisione Spotlight di Quantic Dream, lo studio di sviluppo di David Cage e dei suoi Heavy Rain, Beyond e Detroit Become Human: questo gioco è un successore spirituale di tutti i titoli appena citati. Le vostre reazioni nei panni di Pax, le vostre decisioni e le loro conseguenze narrative, infatti, avranno tutte un impatto più o meno grande sul rapporto con i vostri comprimari.

Scegliere se aiutare o meno delle persone fermate dalla spietata Justice potrebbe aprirvi scenari inaspettati nel caso la situazione dovesse diventare scottante, e salvare la pianta giusta da un incendio potrebbe aprire a nuove possibilità con un certo personaggio. Quello di Pax non è un viaggio solitario, i suoi amici le sono indispensabili sia emotivamente sia meccanicamente: da molte situazioni, infatti, uscirete solo con il loro aiuto e grazie alle loro abilità.

In Dustborn, poi, c’è anche del combattimento leggero, un sistema di progressione per potenziare la mazza da baseball magnetica che fa da arma principale e, soprattutto, l’utilizzo, anche in combattimento del suo Vox per allontanare i nemici, rivolgerli uno contro l’altro e fare combo con alcuni alleati.

Prendendo a piene mani da un altro caposaldo del gaming narrativo moderno (Night in the Woods), Dustborn non vi farà solo giocare nei panni di un musicista ma vi farà anche suonare il basso. Essere convincenti, tra l’altro, sarà di capitale importanza o in molti momenti il vostro alibi potrebbe non reggere e mettere in pericolo la missione. Ci sono due minigiochi dedicati alla musica, uno in cui si suona proprio in stile Guitar Hero, un altro in cui si trova l’ispirazione per nuove canzoni. I quattro brani disponibili non solo sono ben scritti ma si intrecciano molto bene con la storia portando le vicende di Pax ancora più vicino al cuore di chi gioca.

La ragione principale per cui questo gioco merita la vostra attenzione, però, è la storia che racconta. Il mondo di Dustborn è avvelenato dalla disinformazione, corrotto da un’inclusività di facciata e martoriato dai disastri ambientale, ma con una scintilla di speranza, nella forma degli Anomali, che le cose possano ancora cambiare. Questo gioco tratta dei danni del veleno diffuso dalle parole di chi è affamato di potere, della sconsiderata frenesia per il controllo da chi è vuole l’ordine a tutti i costi e di come sia l’empatia la risposta ai conflitti più ostici, non l’odio.

Dustborn racconta una storia decisamente attuale, con un pizzico di Ghostbuster, ironia contemporanea (con qualche picco imbarazzante) e molte riflessioni sul bene comune e cosa si è disposti a fare nel suo nome. Vi divertirete giocando a Dustborn, riderete, vi innamorerete e potreste persino commuovervi, tutto accompagnando il gruppo di adorabili stramboidi di cui l’industria videoludica aveva bisogno per raccontare una storia che fosse la degna erede di Detroit Become Human.