Abbiamo provato Mario Party Jamboree e se il divertimento è assicurato, un party game in cui vincono tutti forse non è la soluzione migliore.
La ricetta per un buon party game Nintendo la conosce molto bene: la sua serie Mario Party è un’icona del genere, ha centinaia di minigiochi capaci di far divertire grandi e piccoli e ogni capitolo è una riconferma del talento dei suoi sviluppatori in fatto di interattività e semplicità. Super Mario Party Jamboree non fa eccezione: è un party game con i fiocchi e quando uscirà farà divertire migliaia di famiglie per centinaia di serate.
Mentre lo provavamo abbiamo apprezzato i suoi folli minigiochi, (non li abbiamo provati tutti) le sue diverse modalità (tra cui una sfida giornaliera per chi vuole arrivare allenato alla festa) e tutti i modi in cui sfrutta i movimenti e le opportunità di controllo alternativo dei Joy-con.
Con il passare dei minigiochi e dei turni dell’iconico gioco dell’oca, però, abbiamo notato una tendenza non solo a limitare la frizione tra i giocatori ma, soprattutto, a non risolvere i pareggi. Spesso e volentieri, giocando tutti contro tutti a un minigioco a tempo, questo finiva allo scadere dei secondi disponibili incoronando vincitori tutti i sopravvissuti. In una competizione serrata come quella che si viene a creare in questi casi, non vedere emergere per più minigiochi di fila un chiaro vincitore genera una leggera frustrazione.
Anche perché la soluzione sarebbe molto semplice: far andare avanti il minigioco finché non ne resta in piedi solo uno. Nintendo, invece, ha scelto di minimizzare l’emergere di rivalità, che non solo ci sono ma raggiungono i picchi di follia competitiva a cui la serie ci ha abituato. L’effetto, però, è una sorta di parental control.
Ci teniamo a sottolineare che queste sono tutte prime impressioni, che non abbiamo potuto variare i parametri del gioco e che potrebbe essere disponibile un’opzione per avere un solo vincitore nei minigiochi.
Mario Party Jamboree, in generale, ci ha fatto una buona prima impressione grazie alla sua atmosfera inconfondibile, che accoglie ogni videogiocatore e lo invita a distruggere una o più amicizie per della flebile gloria videoludica. Le urla di competizione e le risate si sono fatte sentire così come le pose di vittoria e di celebrazione della sconfitta altrui. Non vediamo l’ora di provare l’esperienza completa per capire se e come questo gioco vuole alzare l’asticella della serie o se si accontenterà di restare fedele a sé stesso lasciando al suo successore (che realisticamente arriverà per Switch 2) il compito di inventarsi nuovi e ancora più folli minigiochi.