In occasione del Red Bull Golden Letters abbiamo chiesto alla leggenda di Tekken Arslan Ash di farci una panoramica sulla scena competitiva.
Ci sono pochi nomi sulla scena dei fighitng game che non hanno bisogno di presentazioni, e uno di questi è la leggenda del Pakistan Arslan “Arslan Ash” Siddique. Cinque volte campione dell’Evo e detentore di un titolo mondiale, Arslan Ash è stato uno dei concorrenti del Red Bull Golden Letters appena concluso. Abbiamo colto l’occasione per analizzare non solo il torneo ma anche la sua carriera in un’intervista esclusiva. Ecco la nostra chiacchierata con la leggenda di Tekken:
Qual è il ruolo di tornei come il Golden Letters nell’ecosistema competitivo di Tekken?
“Penso che sia molto importante perché come giocatore professionista hai un anno intero di tornei molto seri e competitivi. Anche Red Bull Golden Letters è un evento serio, ma è decisamente più divertente, soprattutto grazie al suo formato unico. È una benedizione essere invitati a questo torneo e penso che ce ne dovrebbero essere di più di competizioni come questa perché ti mette sotto pressione in un modo diverso”.
Cosa pensi del formato: ha cambiato il tuo modo di giocare?
“Sì, assolutamente sì, soprattutto perché puntavo a ottenere un putnteggio “perfetto” o “fantastico” per vincere. Non c’è mai stato un momento in cui rilassarsi perché è sempre difficile ottenere un secondo punteggio perfetto. L’avversario riesce inevitabilmente a far andare a segno quel jab che cambia inevitabilmente il modo di giocare”.
Quali personaggi hai preparato per questo torneo e quali temi di più?
“Sto ancora giocando con Nina e, anche se penso che sia improbabile che qualcuno porti Yoshimitsu, è il matchup che vorrei evitare perché è davvero negativo per Nina”.
Com’è essere tra i migliori tra i migliori, ti pesa?
“Non lo trovo molto stressante, finché mi alleno e non sono pigro va tutto bene. Cerco di rimanere motivato e di non preoccuparmi troppo di nulla, il che mi aiuta a divertirmi con il gioco e a non sentire troppa pressione”.
Ora che Tekken 8 ha avuto il tempo di decollare, qual è lo stato del gioco secondo te, dove c’è bisogno di lavorare?
“Nel complesso, vorrei vedere il danno da chip ridotto e che ci fosse meno aggressività nel gioco. Sembra che ci siano troppe variabili e escelte dettate dal caso: è come se stessi giocando a un gioco diverso da Tekken”.
Che dire del circuito competitivo, pensi che sia sostenibile per i nuovi arrivati o credi che siano necessari più eventi e/o premi in denaro?
“Penso che ci sia assolutamente bisogno di più eventi, premi in denaro e opportunità per supportare i giocatori che non sono sponsorizzati per raggiungere gli eventi più lontani. Anche i tornei regionali sono buoni per supportare i giocatori emergenti, in Pakistan abbiamo dojo ogni settimana”.
Quali sarebbero 3 consigli per qualcuno che cerca di entrare nella scena competitiva di Tekken.
“Il mio primo consiglio è di avere un’incredibile passione per il gioco, non è una questione di soldi, sta tutto nel voler diventare un campione. Il mio secondo consiglio è di essere originali e di giocare il personaggio che si vuole giocare davvero invece di puntare ai personaggi che usano gli altri e imitarli. Il mio ultimo consiglio è di rimanere umili e continuare ad allenarsi, perché la competizione diventerà sempre più dura”.