Dragon Ball: Sparking! Zero non delude le aspettative dei fan e regala esattamente l’esperienza che ci saremmo aspettati.
Dragon Ball: Sparking! Zero è un viaggio nel tempo: all’andata chi gioca viene riportato ai tempi di Budokai Tenkaichi 2, con i suoi pregi e i suoi difetti, al ritorno, dopo aver ponderato il passaggio dei 17 anni che separano i due titoli, i fan si ritroveranno con uno strano senso di soddisfazione dettato dal fatto che il gioco fa esattamente quello che deve, niente di più e niente di meno.
É raro che un’esperienza metta sul piatto delle aspettative concrete e poi le raggiunga senza strafare o, come è molto più comune, senza arrivare all’obiettivo prefissato. Dragon Ball: Sparking! Zero vuole essere una traduzione contemporanea del gioco così amato da molti con qualche ritocco tecnico in più, e così si presenterà sul mercato.
Inutile dire che l’appassionato non ha di che preoccuparsi: il gioco è tecnicamente solido, contenutisticamente enorme e, soprattutto, diverte come in passato. Il nuovo arrivato, invece, potrebbe trovarsi di fronte a una leggera confusione organizzativa dei contenuti. Basta iniziare a rivivere i molti archi narrativi della campagna per trovare subito il passo di gioco e sbloccare il divertimento esagerato di cui questa saga è un grandioso esempio.
Non ci sono mai stati così tanti personaggi, stage, e combinazioni in un arena fighter di Dragon Ball. A cui vanno ad aggiungersi le creazioni dei fan grazie ai nuovi strumenti creati da Bandai Namco. Abbiamo passato un po’ di tempo a creare il nostro scenario personalizzato fatto di sequenze di combattimenti e persino cutscene tagliate ad hoc per abbellire la narrativa alternativa che abbiamo costruito. La community sarà presto al lavoro per dare ancora più ragioni agli appassionati di passare un po’ di tempo con il nuovo Budokai Tenkaichi.
La categoria di analisi forse più importante per i fan di vecchia data, però, è quella spacca amicizie dello schermo condiviso. Qui il divertimento è subordinato, purtroppo, alla grandezza del vostro monitor perché, oggi come allora, guardarsi intorno rappresenta il 25% del gameplay. Più è piccolo lo schermo, più farete fatica a trovare il vostro avversario e a colpirlo. Anche la presenza di una singola mappa tutta bianca (la stanza dello spirito e del tempo) e senza riferimenti visivi, poi, non aiuta, ma più stage per lo schermo condiviso arriveranno, dicono da Bandai.
Nonostante l’ammodernamento, poi, il gioco non riesce a lasciarsi alle spalle una serie di difetti intrinseci dei suoi predecessori a cui vanno aggiunte una serie di manchevolezze tecniche. Qualche animazione legnosa, qualche colonna sonora non proprio brillante e l’immancabile tornado della telecamera quando succedono troppe cose a schermo, però, non riescono a mettersi tra il fan di Dragon Ball e il ritorno a una delle sue traduzioni videoludiche più amate.
Lo ribadiamo, questo gioco fa quello che gli è stato chiesto e non di più: portare nella contemporaneità una serie benamata dal pubblico e che mancava da 17 anni. Non porta avanti la frontiera a livello tecnico e (fatta eccezione per i 60 fps stabili) non va a risolvere alcuni dei problemi intrinseci dell’esperienza. Se l’amava allora la amerete con Sparking! Zero e se non la conoscevate allora potrete riscoprire uno dei modi più dolorosi mai esistiti di porre fine alle amicizie quando, su un divano, proverete a dare vita allo scontro tra Goku e Vegeta.