Abbiamo provato un livello iniziale e uno intermedio di Mario e Luigi: Fraternauti alla carica e ci ha stupito anche se con una perplessità.
Mario e Luigi: Fraternauti alla carica è l’erede di una lunga tradizione di progetti videoludici paralleli della grande N in cui la sperimentazione l’ha fatta da padrone. Questo titolo non fa eccezione perché riesce, usando tutti elementi familiari, a scombinare le aspettative di chi, soprattutto tra le nuove leve, è alla ricerca di una nuova avventura con protagonisti i Mario Brothers.
Le premesse del nuovo viaggio di Mario e Luigi sono abbastanza semplici: in un mondo popolato da strani essere con il volto a forma di presa di corrente, il Centralbero, il grande albero al centro di tutto, si ritrova appassito e morente per motivi misteriosi. Rinato su un’isola trasformata in nave, sarà compito dei due fratelli usarla per esplorare i mari di questa terra, trovare le isole finite sparpagliate tra le correnti e “deisolarle” ricollegandole al nuovo virgulto.
Ogni isola fa da livello con un faro da ricollegare che Mario e Luigi dovranno trovare attraverso pericoli e misteri da risolvere. Il livello iniziale che abbiamo provato ci ha visto esplorare un’isola dove la danza è tutto e dove un ciuffo brillantinato a dovere è in grado di salvare la flora locale. Per avere successo, i due eroi hanno dovuto esplorare un giungla e salvare una fastidiosissima bottegaia spaventata dai vermi tra piccoli enigmi ambientali e qualche combattimento.
Nella seconda isola che abbiamo esplorato, invece, il gameplay si è fatto più accattivante grazie a un labirinto da modificare a seconda dell’obiettivo da raggiungere e a nemici più forti e con attacchi difficili da prevedere. Oltre a dell’esplorazione leggera, infatti, il cuore pulsante del gioco è il suo combattimento che mescola quick time event e meccaniche a turni.
Quando un nemico che girovaga per i livelli entra in contatto con uno dei due fratelli inizia il combattimento dove ogni tasto (come in fase di esplorazione) controlla un personaggio. Con la A si usa Mario e con la B luigi. Il tempismo è la chiave perché gli attacchi avversari (indirizzati a un personaggio specifico con la prospettiva che, volutamente, rema contro di voi) vanno evitati saltando al momento giusto e magari atterrando in testa al nemico per infliggere danni extra.
Quando tocca a loro, Mario e Luigi possono attaccare con un Martello o con le famose Mosse Fratelli: noi ne abbiamo viste solo due, una per ciascuno, che, a loro volta, richiedono tempismo nel caricare colpi molto potenti in grado di abbattere anche il più fastidioso dei nemici. La perplessità maggiore che abbiamo riscontrato da questo punto di vista è che questi scontri si fanno piuttosto ripetitivi piuttosto in fretta. All’interno della stessa isola, infatti, abbiamo visto due o tre tipologie di nemici che hanno, ciascuno, solo due o tre attacchi.
É possibile fuggire dagli scontri, scelta a cui siamo presto ricorsi, ma sbagliando un salto è possibile capitare di nuovo nel percorso di pattugliamento di un nemico e dover rifare l’incontro. La parte frustrante è che non è possibile fuggire subito ma è necessario aspettare che tutti gli avversari facciano i loro attacchi. Questo è stato l’unico punto critico della nostra prova perché l’esplorazione e la stravaganza dei mondi e dei personaggi incontrati riescono a dare una piacevolissima identità alternativa a questa avventura.
Girovagare per le isole, parlare con gli NPC, scoprire i segreti di questo mondo a tema elettricità e ricostruirlo passo dopo passo sembrano ottime premesse per un’avventura diversa dal solito (ci sono oggetti da trovare e potenziare quasi come in un rpg) e avvincente. Speriamo che il numero dei livelli e dei nemici al loro interno sia sufficiente da regalare un senso di forte variabilità nei combattimenti che, anche grazie a un sistema di potenziamenti e combinazioni, vogliono essere la massima espressione dello stile di gioco di ciascun utente.