I videogame potrebbero entrare presto nel tempio della letteratura spagnola. Ana Santos, direttrice della Biblioteca Nacional de Espaňa, ha inviato a Javier García Fernández, sottosegretario al ministero della Cultura e dello Sport, la proposta di inserire i videogiochi tra i beni culturali inclusi nella Ley de Deposito Legal. Si chiama così la legge spagnola che regolamenta la conservazione di tutte quelle opere considerate “patrimonio bibliografico, sonoro, visuale, audio-visuale e digitale della cultura spagnola”.
Intervistata dal quotidiano El País, Santos ha spiegato le motivazioni della sua iniziativa: “I videogiochi saranno beni d’interesse culturale nel futuro, perché hanno un valore culturale importantissimo in quanto creazioni artistiche”. Se la proposta di riforma della direttrice della BNE dovesse essere approvata, i videogame potrebbero entrare nel magnifico istituto librario madrileno, fondato nel 1711 dal re Filippo V.
La biblioteca aprì le sue porte nel mese di marzo del 1712, sotto il nome di Real Biblioteca Pública. Nel 1836, cessò di essere di proprietà della corona per passare sotto il ministero dell’Interno. Fu allora che ricevette il nome di Biblioteca Nacional. La BNE è tra i più antichi poli museali della Spagna e conserva al suo interno oltre 34 milioni di materiali prodotti nel Paese dall’inizio del XVIII secolo. Di questi, circa la metà sono libri.
L’attuale Ley de Deposito Legal, infatti, impone solo agli editori spagnoli il deposito in biblioteca di due copie delle opere stampate.E, sebbene in Spagna ci siano molte persone che lavorano nel settore dei videogiochi, i titoli videoludici pubblicati sono pochi. Anche per questo la BNE sta trattando con la Asociación Espaňola de Videojuegos: vuole il suo supporto per trovare un modo per non perdere quest’eredità.
In realtà Santos, nella sua proposta di riforma, non ha incluso solo i videogiochi, ma anche siti web, manifesti elettorali e segnalibri. C’è però un problema: al momento la biblioteca non dispone dei mezzi necessari a conservare il patrimonio digitale. Per stare al passo con i tempi, Santos ritiene indispensabile la formazione di figure professionali dedicate. In Spagna esistono già diversi percorsi specializzati nella formazione dei cosiddetti “conservatori web”, che la stessa direttrice ha definito estremamente utili nell’aiutare a scegliere cosa conservare e perché.
Un ruolo fondamentale, secondo quanto previsto dalla proposta di riforma, lo svolgeranno inoltre le Comunità Autonome. Anche loro, in collaborazione con la Biblioteca Nacional, potranno decidere quali siti web e risorse digitali dovranno essere conservati: la BNE non avrà più alcuna esclusività in merito. L’obiettivo, spiega Santos, è “ottenere la migliore rappresentatività del mondo di Internet”.
La proposta della BNE è indicativa di una tendenza da tempo presente in Spagna. Il Paese ha sempre manifestato un enorme interesse per il settore dei videogame e degli eSports. Anche il ministro della Cultura José Guirao ha dichiarato che i videogame rappresentano “l’industria culturale col più alto potenziale” e un settore “strategico per il suo ministero”. Guirao ha pronunciato queste parole nel corso del Gamelab di Barcellona, annunciando un sostegno al settore con un fondo di 2,5 milioni di euro. E ora l’iniziativa della direttrice della BNE contribuisce a elevare ulteriormente lo status e il valore dei videogame in Spagna.