Il Grifone è entrato da tempo negli esports e ha presentato ieri, 27 marzo al Museo della Storia della squadra, il Genoa eSport Roadshow. Un torneo di Fifa 18 suddiviso in cinque tappe in giro per la Liguria, tra aprile e maggio. Con un grande evento conclusivo allo stadio Ferraris, che vedrà la partecipazione di club internazionali. “Siamo entrati per presidiare un segmento in crescita e con margini importanti”, ha introdotto la giornata il responsabile marketing del Genoa Daniele Bruzzone.
“Riteniamo che gli eSport siano un asset per la società e uno strumento di comunicazione e marketing, per avvicinare e intercettare nuove fasce di pubblico, in Italia ci sono oltre un milione di giocatori, implementando le strategie di fun-experience e fun-engagement. Per dialogare con i Millennials occorre usare il loro linguaggio, incontrarli nei luoghi virtuali che frequentano. Vogliamo proporre gli eSports come forma di intrattenimento allo stadio. Possono rappresentare una nuova risorsa di revenue. È un mercato che attira le attenzioni di aziende non inserite nel mondo del calcio tradizionale, disponibili a investire invece sulla base di prerogative innovative”.
Ci sono volte in cui il pallone viaggia oltre i confini, rimbalzando da una nazione all’altra.“Abbiamo avuto l’idea di affacciarci sul circuito internazionale degli esports per posizionare il nostro brand nel mondo”, ha spiegato senza giri di parole il dirigente Luca Donati del club spagnolo del Levante Ud.
Non poteva mancare il supporto di I-Domina, l’azienda che collabora con il Genoa e schiera il nostro giocatore ufficiale Gintera, sconfitto con il punteggio di 5-2 nella sfida a distanza con Ranerista. Il calciatore ufficiale del Levante Ud, tra i primi 100 a livello internazionale nel ranking di Fifa Pro Player. “Abbiamo iniziato nel 2011 per pura passione, senza pensare ad altri aspetti che poi hanno preso campo” racconta il ceo Alessandro Barison. “Selezioniamo i giocatori dai tornei, poi li affidiamo agli allenatori, ma ormai vengono precettati anche preparatori atletici e mental-coach.È controproducente che i giocatori restino attaccati alla consolle dieci ore al giorno. Ne bastano due o tre. Gli esports sono uno strumento sociale forte. Siamo fieri di portare i nostri ragazzi in giro per l’Italia e per l’Europa, di farli conoscere e di contribuire a creare una vera e propria community”.