Minori e scommesse, un tema sempre delicato e spesso intrecciato con il mondo degli esports e della legislazione che, soprattutto negli altri Paesi europei, tende a preservare bambini e ragazzi dai pericoli della dipendenza da giochi e slot.
Stando ai risultati di un rapporto divulgato da SbcNews e commissionato da Demos e dal Dipartimento di Management dell’Università di Bristol, la promozione del gioco competitivo rischia di veicolare messaggi promozionali relativi al gioco d’azzardo tra i minori. Più di un quarto degli utenti online che rispondono ai tweet inerenti alle scommesse sugli esports, infatti, hanno meno di 16 anni. La ricerca ha analizzato oltre 888 mila tweet nell’arco di nove mesi nel 2018. Le probabilità che un minore entri in contatto con il mondo delle scommesse attraverso gli esports è 5 volte maggiore rispetto agli sport tradizionali.
Le norme vigenti nel Regno Unito sono abbastanza stringenti e proibiscono le pubblicità “che presentano scommesse come fonte di reddito” o che “incoraggiano il gioco d’azzardo in periodi difficili” o l’ “esibizione di persone di età inferiore ai 25 anni in un annuncio”. Il report vuole essere uno stimolo per il legislatore a non abbassare la guardia sull’argomento e vigilare sul rispetto delle leggi in vigore. Josh Smith, co-autore della ricerca, ha dichiarato: “Speriamo che questo rapporto serva a fornire un quadro chiaro di ciò che sta succedendo”.
Sicuramente il lavoro svolto a Bristol evidenzia una problematica crescente, ma il pericolo della gestione del denaro passa anche attraverso i premi milionari dei vincitori dei tornei internazionali più importanti. Solo qualche giorno fa, un sedicenne, Kyle Giersdorf, si è portato a casa tre milioni di dollari vincendo il Mondiale di Fortnite. Cifra che farebbe girare la testa a chiunque, figuriamoci a un “quasi” bambino.