Diciamo subito che in questa storia che “mescola” esport e religione non c’entra il rosario e non c’entra il Vaticano. All’origine di tutto c’è una passione (chiamiamola pure secolare, se vogliamo) che in questo caso ha conquistato dei monaci buddisti. La vicenda è avvenuta qualche giorno fa in Tailandia, dove i senior della Balee Sathit Suksa, una scuola di formazione per monaci, hanno vinto un torneo esports all’Università di Khon Kaen, nella città di Nong Khai. In realtà la Balee Sathit Suksa non è stata la sola istituzione religiosa a partecipare al torneo, ma è l’unica ad aver vinto.

La passione dei monaci per i videogame e gli esports è nata proprio sui banchi della Khon Kaen: oltre alle venti ore alla settimana di studio del buddismo, i religiosi seguono infatti lezioni di computer e di altre materie secolari. Ed è proprio in una di queste lezioni di computer che i monaci buddisti sono venuti a conoscenza degli esports, affinando le loro abilità nel gioco per cellulare Speed Drifters (un gioco di corse su kart), a cui si sono dedicati nel tempo libero.

“Volevano provare a partecipare al concorso, quindi abbiamo dato loro quest’opportunità. Tuttavia, non ci aspettavamo che vincessero per davvero”, ha dichiarato Kokkiad Chaisamchareonlap, coordinatore accademico e capo monaco della scuola.

L’iniziativa ha però suscitato qualche critica, soprattutto online. In particolare, alcuni hanno storto il naso nel vedere i monaci indossare i loro abiti color zafferano durante il torneo, definendo “inappropriato” questo comportamento.