Fortnite nelle scuole? Non per tutti è una buona idea. Il gioco è “troppo violento”, stando a quanto ha sentenziato la Kentucky High School Athletic Association, impedendo così l’ingresso del battle royale negli istituti scolastici del Kentucky. Lo Stato americano non parteciperà quindi alla collaborazione tra Epic Games, casa di sviluppo di Fortnite, e la piattaforma californiana PlayVS. Due realtà, queste, che avevano stipulato una partnership per portare all’interno delle scuole superiori e nei college statunitensi un circuito competitivo di eventi e tornei su Fortnite.
“Non c’è posto per gli sparatutto nelle nostre scuole – ha dichiarato il Commissioner della Kentucky High School Athletic Association, Julian Tackett al portale locale Kentucky.com –. Non sapevamo di quest’aggiunta e siamo fortemente contrari. L’annuncio dell’arrivo di Fortnite nelle scuole coincide con l’anniversario di uno dei giorni più bui del Kentucky, l’incidente della Contea di Marshall”.
Il riferimento è a uno dei tanti casi di violenza nelle scuole statunitensi: una sparatoria, avvenuta nel 2018, che provocò la morte di due studenti e diversi feriti. In passato la KHSAA aveva imposto qualche limite anche sull’utilizzo di League of Legends, chiedendo ai presidi e ai genitori un’approvazione scritta per permettere agli studenti di giocare al Moba di Riot Games a scuola.
Si torna dunque a parlare di videogiochi come causa della violenza nei ragazzi. Anche lo scorso anno, dopo le due sparatorie in Ohio e Texas nelle quali morirono 30 persone, i videogiochi furono additati come “il problema”. In quell’occasione fu addirittura l’emittente televisiva ESPN ad annunciare che avrebbe rinunciato a trasmettere in tivù un torneo di Apex Legends “per rispetto delle vittime delle sparatorie”. La solita storia in cui si mescolano l’ignoranza del fenomeno, la populistica ricerca di un capro espiatorio e la voglia di trovare “la soluzione” immediata da mostrare al proprio pubblico (che sia elettorato o altro).