Senza voler entrare nel merito della questione se i videogiocatori professionisti siano o meno dei veri sporitivi, l’obiettivo di oggi è comprendere se debbano però essere equiparati almeno sul piano delle tutele contrattuali e del diritto d’immagine. Ma soprattutto, vorremmo evidenziare il fatto che l’immagine, gli avatar, i comportamento fissi, ricorrenti e distintivi all’interno del gioco (anche tramite mosse puntualmente e costantemente fatte) dei giocatori possono costituire diritto all’immagine dell’atleta esports: qualcosa che per quest’ultimo è un diritto della personalità inviolabile e, ad alti livelli, un asset addirittura monetizzabile.